Rocco Schiavone alla ricerca dell'ex amico Sebastiano tra Buenos Aires, Messico e Costa Rica

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Rocco Schiavone alla ricerca dell'ex amico Sebastiano tra Buenos Aires, Messico e Costa Rica

| Paola Rocco

Dopo Vecchie conoscenze e Le ossa parlano, Manzini firma l'ultimo capitolo delle avventure del vicequestore Schiavone, Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Sud America? L'estate scorsa è uscito ELP, ma dalla quarta di copertina sembra che questo romanzo dal titolo che occhieggia il film di Ettore Scola del '68 sia in realtà antecedente (d'altronde anche l'autore parlando del libro in un'intervista dice di averlo voluto pubblicare prima di ELP, anche se alla fine è uscito dopo, “per dare una risposta a tutti gli appassionati che si chiedevano che fine avesse fatto Sebastiano”, l'amico di Schiavone scomparso nelle ultime pagine di Vecchie conoscenze).
Essendo un libro molto smilzo, 145 pagine appena, e non particolarmente denso - Rocco e l'amico Brizio partono alla ricerca dell'altro compagno di sempre Furio, svanito da Roma sulle tracce appunto del quarto componente del gruppo, Sebastiano Cecchetti, il traditore involatosi in Sud America - si può persino immaginare che l'autore abbia deciso di enucleare questo capitolo dal nutrito romanzo antecedente per non appesantire eccessivamente la narrazione. La trama, come accennato, è in effetti semplicissima: i due superstiti del gruppetto di moschettieri, nel tentativo d'impedire all'amico Furio di fare una pazzia vendicando, con l'omicidio di Sebastiano, il lungo doppio gioco condotto da quest'ultimo e la morte della moglie del vicequestore, Marina, e della stessa compagna di Cecchetti, Adele (entrambe uccise per vicende legate allo smantellamento del traffico di stupefacenti operato da Schiavone, traffico che vedeva nell'insospettabile amico d'infanzia uno dei vertici), partono alla volta del Sud America, dove sembra che Sebastiano abbia trovato rifugio.
L'intento più immediato, sottrarre Furio alla sua rabbiosa missione, è però intrecciato a doppio filo alla volontà di chiudere il cerchio col Cecchetti - per quanto la questione non sembri interessare ormai più il vicequestore: “Sebastiano l'aveva tradito, un'amicizia lunga quarant'anni e che amicizia non era, dopo la morte di Marina era stato il dolore più profondo della sua vita. Non voleva saperne più nulla di Sebastiano, dimenticarne la voce, il viso e il colore degli occhi; anche le storie vissute insieme. Sebastiano doveva trasformarsi in un'ombra, una velatura nel mondo dei ricordi per dissolversi con gli anni fino a trasformarsi in fumo, un filo grigio e sottile che si sarebbe confuso con l'aria e col cielo”.
Una volontà di seppellire una storia chiusa per sempre che si scontra però con l'ansia crescente di Brizio (“Non chiudeva occhio da giorni, e aveva tartassato Rocco... Soprattutto Brizio non rideva più, e quello era il segno peggiore”) e in fondo anche con l'intento inconfessato di Rocco “di chiedergli guardandolo negli occhi che cazzo aveva combinato”: “Davvero stava volando fin laggiù solo per Furio? Oppure una parola, una scusa, un ultimo abbraccio da Sebastiano lo pretendeva?”.

Mirko Frezza nel ruolo di Furio Lattanzi

Buenos Aires, Messico e Costa Rica diventano quindi il teatro di questo racconto lungo o romanzo breve, oltre agli odiati e lunghissimi voli transoceanici che vedono Brizio profondamente addormentato - a volte con un po' d'aiuto - e Rocco in preda all'insopportazione (sebbene in questo caso non si registrino compagni di prigionia particolarmente intollerabili come ad esempio in uno dei racconti più divertenti di Manzini, Rocco va in vacanza). Nell'attesa di un finale non troppo imprevedibile: che ci sembra abbastanza nell'aria già da tempo.
Cosa si può dire di Riusciranno i nostri eroi...? Un plus è come sempre la scrittura, tenera, dolente, ironica e malinconica, sospesa nel ricordo di un passato ormai talmente lontano e irrecuperabile da ricordare una vecchia favola: l'amore per Marina, l'infanzia a Trastevere, le donne, le strade, le madri, le case, le voci della piazza e il gorgoglio della fontana, la quarta di reggiseno di Morena Marcucci (il solo nome faceva venire i brividi a metà della popolazione maschile di Trastevere, di Testaccio e con qualche punta anche a piazzale della Radio) e quel suo letto arrangiato sul soppalco a via dei Panieri; e il Gianicolo, la signora Frustalupi, i bar e le officine, e il punto del destino che ha trasformato Rocco in guardia e gli altri in ladri. Un viaggio al di là del mare che è anche un percorso all'indietro (del resto, quando si va in in Sud America si torna indietro di sette ore...): così come un percorso all'indietro consentirà, alla fine, a Rocco e compagni di decifrare il possibile nascondiglio di Sebastiano (che sì, ha lasciato un messaggio in codice: “Ci dice: io sono qui, se volete venirmi a prendere mi trovate”).
E poi i villaggi e le case solitarie del Costa Rica, gli albergoni extralusso, il traffico, i rifiuti, gli ex di Ordine Nuovo e i loro ristoranti col nome veneto, l'immondizia e il Mar dei Caraibi: tutto l'itinerario di una ricerca che vedrà, alla fine, il ritorno a Roma e l'abbraccio di saluto alla Stazione Termini, con le mignon di rum rubate da Brizio in aereo per brindare alla decisione di non parlare mai più di Sebastiano (una sconfitta, in fondo, ma per Schiavone “bisogna festeggiare le vittorie e pure le sconfitte. Allo stesso modo”).
Una scrittura, una tessitura narrativa che però registra anche dei passaggi opachi e una certa meccanicità, legati entrambi, forse, all'esilità del pretesto narrativo, far vedere dove s'è nascosto Sebastiano. O meglio, al fatto che questo spunto - che, come sempre, in sé stesso è solo l'idea alla base della storia, storia che può compiere il suo viaggio in modi diversi - sia condotto in modo a tratti distaccato e come nell'occasionale latitanza di una reale partecipazione (io ho amato moltissimo i libri di Manzini con Schiavone e al di là della saga sul vicequestore trovo ad esempio La mala erba un capolavoro; ma quest'ultimo capitolo mi ha lasciato perplessa). Il tutto confeziona un racconto riuscito solo in parte (il che può succedere, certo), consegnando, però, il dubbio che Rocco debba fermarsi per un po'. Meglio, in fondo, una vera fine che tanti finali rimandati e malriusciti.

Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?

di Antonio Manzini
Sellerio Editore Palermo - 2023

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Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

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