Il giro del mondo seguendo una foglia

Piaceri

Il giro del mondo seguendo una foglia

| Laura Manunta

Osservando il fiore di una camelia non verrebbe mai in mente a noi occidentali, abituati a vite vissute di fretta e spesso poco tempo dedicato alla nostra interiorità, che quei petali possano essere alla base di una vicenda che accompagna la storia dell’umanità da migliaia di anni.
La Camelia sinensis è quell’essenza vegetale dalla quale fin dalle epoche più remote - il primo riferimento testuale risale alla Cina del III secolo d.C. - uomini appartenenti ai contesti culturali più diversi e geograficamente separati da spazi incommensurabili hanno ricavato la loro bevanda, il loro sostentamento, la loro tradizione: il tè.
Tè, tea, cha, chai… tante sono le parole che ognuno di loro adopera e tante le maniere di prepararlo, ma la ritualità che l’accompagna è verace immagine riflessa della loro vita, del loro modo di approcciare la realtà, della loro cultura, della loro forma mentale, dello specifico modo di dipanarsi delle loro abitudini.
Tutto cominciò secondo la leggenda in Cina, dove l’imperatore Chen Nung durante un viaggio pare avesse ordinato alla servitù di bollire dell’acqua e si fosse soffermato a osservarne la superficie e che casualmente una foglia di camelia fosse caduta proprio nel contenitore, dando origine a una bevanda da lui particolarmente apprezzata…

Leggenda a parte, la culla della cultura del tè fu realmente la Cina, dove da secoli si elaborano e si praticano i metodi più antichi di coltivazione e di preparazione e dove permane una tale vastità di tipologie e di lavorazioni delle foglie della camelia difficile a credere per noi occidentali. Catalogando l’infusione in base al suo colore possiamo trovare tè verdi, neri, bianchi, gialli e questi a loro volta possono differenziarsi in base al loro grado di ossidazione raggiunto durante la lavorazione delle foglie, sottoposte in alcuni casi anche ad un processo di fermentazione.

La ritualità cinese prevede una serie di particolarissimi oggetti che vengono adoperati per un affascinante procedimento, definito gong fu cha. Una tazza coperta, lo zhong, simboleggia il rapporto dell’uomo che si trova ad essere compreso tra la terra e il cielo. Pinze in legno per maneggiare le piccole tazze che esaltano sapori ed odori, una tavola forata in legno che ospiterà questi oggetti e raccoglierà infusione dopo infusione il liquido in esubero in una sorta di serbatoio che viene chiamato mare del tè. Un vero palcoscenico della maestria del preparatore impegnato nel servizio dei suoi ospiti.

Gli accessori della cerimonia cinese

Gli accessori della cerimonia cinese

È però in Giappone che questo rituale in realtà si evolverà nel suo versante più prettamente spirituale, collegandosi al Buddismo Zen. Una via di evoluzione interiore dell’individuo verso il perfezionamento personale, un sentiero tramandato da maestro ad allievo che dura una vita intera, questo è il Cha no yu, letteralmente “acqua calda per il tè”. La cerimonia venne codificata in maniera definitiva dal maestro buddista nipponico Sen no Rikyu, vissuto nel XVI secolo. La stanza del tè chasitsu, luogo costruito con canoni precisi e ben fissati, oggetti affascinanti quale la tazza da cerimonia chawan, il lieve frustìno in bambù chasen, un cucchiaio in bambù chashaku, il bollitore tetsubin, oggetti spesso tramandati da generazioni. La gestualità precisa e immutabile che varia da scuola a scuola fino ad arrivare al conflitto generazionale, come magistralmente narrato nel meraviglioso film del regista Kiwi Lumai, tratto dal libro di Yasushi Inoue, Morte di un maestro del tè.

Gli accessori della cerimonia giapponese

Gli accessori della cerimonia giapponese

La gamma di tè elaborati nel corso dei secoli in Giappone è comunque meno variegata di quella cinese e si declina nella sua essenzialità, specchio dello spirito nipponico, soprattutto nella gamma dei tè verdi (tra questi il matcha, il caratteristico e pregiatissimo tè polverizzato adoperato nella cerimonia).

Parlando di tè, la nostra mente di occidentali ci riporterà automaticamente all’Inghilterra, anche se in realtà la tradizione britannica è forse quanto di più lontano si possa immaginare dall’originale spirito e ritualità orientale. Anche in questo caso un episodio a metà strada tra realtà e leggenda ci viene in aiuto: si narra che a metà dell’800 la compagnia delle Indie orientali avesse inviato in Cina tale Robert Fortune, il quale pare fosse riuscito a trafugare alcune piante di Camelia sinensis e a raccogliere numerosissime informazioni botaniche e di coltivazione, permettendo così agli inglesi di realizzare un’impresa tentata per lunghissimo tempo ma che non aveva mai portato i suoi frutti.

Il rituale anglosassone del tè, nella sua evoluzione a partire dall’era vittoriana, arriva a noi presentando caratteristiche sicuramente conviviali, ma non spirituali e meditative quali quelle che ancora vivono in oriente. Meravigliose porcellane, cristallerie, argenti, sono la cornice di un tipico Afternoon Tea, in cui il posto d’onore è occupato da due specialità gastronomiche, gli scones (tipici panini né dolci né salati ripieni di uvetta, da farcire con la tipica clotted cream e marmellata di fragole, al centro peraltro di una disputa tra le varie regioni del Regno Unito circa la disposizione della farcitura) e i cucumber sandwiches (classici panini al cetriolo e formaggio) e ovviamente dal  tè, rigorosamente scuro, di provenienza Darjeeling o Assam, accompagnato dal latte. Anche la disposizione delle vivande nella tipica alzatina a tre piani segue un rigido canone, dal quale mai nessun buon inglese si discosterà: nel piano alto torte e biscotti, nel piano intermedio gli scones, nel piano più basso i sandwiches.

Parlando di Regno Unito e di infusioni, automatico si forma nella mente il collegamento con l’India, che con i suoi caratteristici giardini, così sono chiamate tradizionalmente le piantagioni, fornisce la base, con i suoi tipici tè neri ossidati, per quello che anche nell’immaginario del nostro paese viene considerato il tè “di base”, quello che la maggior parte delle persone qui alle nostre latitudini si aspetta gli sia servito quando ne ordina una tazza al bar. La ritualità indiana del tè ci conduce nel profumato mondo delle spezie, base della tipica bevanda nazionale indiana, il Chai Tea. Il profumo ed il sapore di questa deliziosa specialità si dipanano nelle strade e nei mercati indiani, dove viene servita ad ogni angolo nei tipici bicchieri di vetro sfaccettati. Un buon tè scuro, spesso della regione dell’Assam, viene lungamente fatto sobbollire con latte molto dolce a cui è aggiunto un misto di spezie (di base zenzero, cannella e cardamomo, suscettibile però di varianti locali o familiari).

Bicchieri e bollitori della cerimonia indiana

In un paese così ricco di contrasti, la funzione di questa bevanda è quasi quella di un unificatore sociale, capace di creare un filo d’unione tra strati sociali, professioni e credo religiosi così diversi.

Dopo questo viaggio nelle varie regioni del mondo dove il tè ha un posto così importante, ci domanderemo quale sia la collocazione che questo infuso possa avere nella cultura più tipicamente mediterranea e quindi non possiamo che approdare in Marocco, dove a farci da guida saranno tipiche teiere in metallo, alte sui loro piccoli piedini, il coperchio ogivale, il becco ritorto dalla foggia marcatamente araba.

Bicchieri e teiera nella cerimonia marocchina

Il tradizionale tè marocchino è composto da una miscela di tè cinese verde Gunpowder, infuso per un tempo abbastanza lungo e servito in bellissimi bicchieri in vetro multicolore, ma a volte anche metallici, nei quali vengono poste foglie di menta nanah e cristalli di zucchero. Un rito lento, in cui l’infusione viene fatta cadere più volte dall’alto dalle sapienti mani dei preparatori che sanno con maestria far gorgogliare e creare così un tipico strato di sottile schiuma sulla sua superficie della bevanda.

Il tè adatto a questa preparazione fece la sua comparsa in Marocco verso la metà dell’800, a causa della guerra di Crimea, combattuta tra il 1853 ed il 1856, che impedendo i commerci nei porti del Baltico fece accumulare ai mercanti inglesi un eccesso di prodotto cinese, che cominciarono a tentare di vendere nel porto di Tangeri.
Il tè marocchino evoca le immagini di carovane, di lunghi viaggi, e anche l’ospitalità e l’arte di condurre le trattative commerciali.

Per motivi puramente climatici, inerenti soprattutto alla giusta proporzione tra temperatura e umidità, occorre ricordare che non è possibile coltivare la pianta del tè alle nostre latitudini e quindi, tranne che per piccoli e interessanti esperimenti realizzati nella nostra Lucchesia, le foglie a cui normalmente ci accostiamo sono d’importazione.

Rimanendo però nella nostra Europa, possiamo scoprire un’altra area geografica dove si dipana una ritualità assai poco conosciuta legata al tè.
Nella Frisia, tratto costiero occidentale della Germania, regione ricca di antiche tradizioni, scopriamo il Frisentee: un tè ottenuto miscelando con arte le varietà dell’Assam, di Sumatra e di Ceylon. Assaggiatori specializzati compongono questa miscela con maestria fino ad ottenere il ricercato gusto frisone, forte e con un retrogusto leggermente speziato.

Il Frisentee prevede una sua specifica cerimonia, nella quale sono adoperate bellissime porcellane con decori nelle tonalità del blu e dell’oro in cui sul tè viene stratificata una crema di latte, usando un tipico cucchiaio, chiamato graeve, fino a formare una nuvola chiamata wulkje. Sul fondo della tazza il preparatore pone dei particolari cristalli di zucchero chiamati kluntije, caramelle di roccia.

Tazza e Graeve della cerimonia frisone

Ed è così che la cerimonia frisone del tè, per quanto poco conosciuta, ci parla di terre lontane e della loro relazione con la gente di mare, di un mondo sospeso tra il pragmatico occidente e la spiritualità orientale, che inaspettatamente si incontrano in una terra di mezzo.

Per chi vuole approfondire:

Lu Yu
Il canone del tè
Quodlibet 
 
Robert Fortune
La via del tè
Elliot 
  
Linda Reali 
Storie del tè
Donzelli
 
Kakuzo Okakura
Lo zen e la via del tè
Lindau 
 
Casini, Fenoglio, Pasqua
Un tè con Mr. Dacy 
Food ditrict
 
Bisogno, Pettigrew
Manuale del sommelier del tè
Biglia blu
Condividi su

Contattaci

  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


©2021 Massi Dicle. All rights reserved.
Privacy & Cookie policy.
Powered by microcreations.it