Romeo è Giulietta, una commedia sull'identità

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Romeo è Giulietta, una commedia sull'identità

| Paola Rocco

Giovane attrice dal passato tempestoso - ha spacciato per proprio il testo teatrale di un'autrice cilena, aggiudicandosi un'accusa di plagio e lo sdegnoso ostracismo dell'universo registico nostrano - Vittoria (Pilar Fogliati, alla sua seconda collaborazione per la sceneggiatura con Giovanni Veronesi dopo Romantiche del 2023, per lei prima prova registica) concorre per il ruolo di Giulietta nel Romeo e Giulietta di Federico Landi Porrini (Sergio Castellitto), regista teatrale d'indiscutibile genialità che conta su un allestimento fuori dalla norma per rinverdire una fama appannata dal tempo.
Il casting - che attira attori e attrici di tutta Roma - si scontra però col temperamento intrattabile di questo regista con sciarpa (l'allusione è di Castellitto), cui oltre all'idea geniale per rinnovare la tragedia di Shakespeare difettano gli interpreti per metterla in scena al Festival dei Due Mondi di Spoleto: ammissione strappata con l'inganno al riluttante impresario, spacciando la propria partecipazione come l'ultima della carriera. Scartati uno dopo l'altro, i giovani attori che salgono sul palcoscenico per presentare a Landi Porrini la loro versione degli eroi shakespeariani vedono anche Rocco (Domenico Diele), il compagno di Vittoria, pure lui beffardamente respinto dal regista, e la stessa Vittoria, lì per lì apprezzata ma poi allontanata con durezza per l'imbarazzante passato.
Intanto i provini vanno avanti, tra lo sbigottimento dei partecipanti, gli inefficaci tentativi di sottrarre i concorrenti all'esplicita derisione di Landi Porrini del compagno Lori (o Lorenzo, un ottimo Maurizio Lombardi) e la tetragona concentrazione sui soldi spesi e da spendere dell'impresario Giovanni Festa (Alessandro Haber).

Furiosa per l'umiliazione inflittale, Vittoria - coadiuvata dalla truccatrice Gloria (Geppi Cucciari), licenziata dal regista e avida di vendetta - risale in scena camuffata con parrucca, naso finto e outfit nerofumo, incantando Landi Porrini e aggiudicandosi la parte di Romeo col nome fittizio di Otto Novembre, la sua data di nascita (mentre il compagno Rocco prenderà il posto dell'attore scelto per Mercuzio, infortunatosi durante le prove). Partita con l'idea di svelarsi una volta scelta, svergognando l'insopportabile antagonista, la giovane attrice troverà però difficile rinunciare a calcare il palcoscenico, accettando di prender parte all'allestimento e tentando di nascondere il tutto al compagno - che sogna da sempre di far Romeo e sa a memoria tutta la tragedia - con stratagemmi non sempre efficaci. Giulietta sarà invece la giovane Gemma Grimaldi (la tiktoker Serena De Ferrari), selezionata malvolentieri e solo per il suo impatto mediatico, che vede affollarsi nugoli di fan alle porte del teatro. Il tutto tra i periodici confronti di Vittoria con l'affascinante nonna Clara, anziana attrice e regista di fama dall'affettuoso riserbo (piccola parte per una meravigliosa Margherita Buy).
Inizia così Romeo è Giulietta di Giovanni Veronesi, autore anche della sceneggiatura assieme a Pilar Fogliati e Nicola Baldoni. Girato a Roma e Spoleto (tra i set il Teatro Torlonia, Villa Borghese, Trinità dei Monti e il Teatro Nuovo Giancarlo Menotti), il film è fin dal titolo - con quella e congiuntiva che, accentata, si fa verbo - una riflessione sull'identità: con la donna che si fa uomo come il soprano disoccupato Julie Andrews in Victor Victoria dell'82, forse il titolo che maggiormente richiama il lavoro di Veronesi. Ma c'è naturalmente, all'inverso, la prova di Dustin Hoffman, attore senza lavoro che si trasforma in attrice in Tootsie (sempre dell'82) o, ancora, la governante impersonata con successo da Robin Williams in Mrs. Doubtfire del '93. E di esempi potrebbero essercene ancora molti: uno su tutti, A qualcuno piace caldo del '59 (anche se i musicisti Jack Lemmon e Tony Curtis si travestono da donna ed entrano in una band tutta al femminile per sfuggire a una retata e non per cercar lavoro). Ma al di là del fittizio cambio di genere Romeo è
Giulietta è in effetti una riflessione su chi siamo e cosa siamo disposti a diventare e perché: e pure una commedia degli equivoci girata con mano leggera e animata da un gruppo di attori in stato di grazia.

Tra gli interpreti (al di là di Sergio Castellitto e Margherita Buy che ormai non sembrano nemmeno più degli attori: sono acceduti a una sfera nuova, quella della totale benché temporanea assunzione dell'identità di un altro), oltre a una convincente Fogliati - pinocchiesca col suo nasone posticcio e l'abitone scuro che nasconde le forme -, molto credibile la prova di Maurizio Lombardi nei panni di Lorenzo, compagno di vita e di lavoro dell'iracondo Federico.
E riuscite le conversazioni tra i due sullo sfondo dei repentini cambi d'abitazione suggeriti dalle difficoltà di budget dell'impresario Festa (un contenuto Haber): indimenticabili l'approccio alla spettrale piscinona senz'acqua della villa anni Sessanta rifilata alla coppia dopo l'albergo extralusso al centro di Roma, così come i tentativi di smorzare l'aggressività del regista verso i provinanti da parte del più mite Lorenzo (nel frequente sconforto di cui Festa, Landi Porrini e lo stesso Lorenzo cadono vittime durante il casting, tra chi giace immoto con la testa sul tavolo e chi, tra un urlo e l'altro, si abbandona compiutamente al sonno).
Efficaci anche le prove di Geppi Cucciari, fatta fuori dall'allestimento senza reali motivi e pronta a dividere con Vittoria rischi e soddisfazioni dello scherzo giocato per vendetta (carnale, disordinata e allegra, Cucciari appare qui felicemente lontana dalla lucida immagine televisiva) e di Domenico Diele, che ovviamente scopre l'inganno della fidanzata (per una volta, il camuffamento, sebbene abile, non vale a ingannare l'istinto dell'amante): tra l'altro contesa, nei nuovi panni di Otto, sia dalla Giulietta tiktoker (anche lei molto in parte) che dallo stesso regista, e in ovvia e costante fuga da entrambi. Finché, svelato ogni infingimento, è proprio l'ingannato ma felice Landi Porrini - estasiato dal successo ricevuto dallo spettacolo con sorpresa finale - a tratteggiare col rossetto un lucido accento sulla e del titolo: Romeo è Giulietta.

 

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Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

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