Giuseppe Pesce

Referenze

Il lato B della storia

| Giuseppe Di Matteo

Su Berlusconi esiste una bibliografia sterminata: biografie, saggi, inchieste giornalistiche, romanzi. E ancora: spettacoli teatrali, documentari e film di ogni tipo. Comprensibile: per alcuni decenni il Cavaliere ha dominato il panorama politico ed economico del Belpaese. E sebbene negli ultimi anni la sua figura si sia notevolmente sbiadita, resta l'eredità del berlusconismo. Una spada di Damocle sulla testa delle generazioni future che il politologo Giovanni Orsina si è preso la briga di analizzare in un brillante saggio dal titolo Il berlusconismo nella storia d'Italia, pubblicato qualche anno fa da Marsilio.

Eppure anche se Berlusconi è stato raccontato in tutte le salse, non di rado ripercorrendo stancamente le orme di narrazioni trite e ritrite, ciò non significa che non vi sia altro da dire. Lo dimostra un'interessante ricerca di Giuseppe Pesce, che ha cercato di ricostruire l'immagine pubblica di (ex) sua Emittenza utilizzando i suoi stessi strumenti di lavoro e di potere: la televisione e il mondo dello spettacolo. In effetti Il lato B della storia - Berlusconi tra cinema e televisione, edito da Colonnese (118 pag., 10 euro), fa pensare all'altra faccia delle vecchie musicassette, talvolta trascurata ma necessaria per completare l'opera. E parte da lontano.

Prima di Berlusconi, e di un certo malcostume politico a lui legato, ci sono i fantasmi degli anni Sessanta, anzi I mostri di Dino Risi, che abitano in un penoso Pappamento. Pesce riavvolge il nastro e parte da lì. Il viaggio lo porta a scoperchiare tre decenni di storia Italiana, e proprio il modo in cui questi sono stati rappresentati sul piccolo e grande schermo attraverso la figura del Cavaliere - prima imprenditore e poi politico - è l'oggetto del libro. Il tono è asciutto, l'excursus rapido ma non superficiale. Del resto l'autore, specializzatosi in Drammaturgia e Cinematografia alla Federico II di Napoli, ha anche lavorato come documentarista per La Storia siamo noi. Insomma è uno che conosce abbastanza bene la materia.

A tenere unite le sequenze narrative del suo piccolo documentario su carta è il fil rouge della mutazione "antropologica", di cui il berlusconismo è stato in qualche modo portatore ma che non sempre è stata adeguatamente compresa. Non è un caso che la meta finale siano i film di Sorrentino, che con Loro (1 e 2) ha probabilmente rappresentato meglio di chiunque altro la deriva culturale causata dalle televisioni commerciali, di cui il Cavaliere è stato il grande demiurgo, e la riduzione del mondo dello spettacolo a passepartout per accedere alla stanza dei bottoni.

Il grande sogno alla fine è stato venduto, ma solo ora, come aveva preconizzato Aldo Grasso in tempi non sospetti, ne è stato smascherato l'orrore. Ciò che resta è «un sistema di potere fondato sul successo personale e sull'individualismo», che «si traduce esteticamente nelle regole (anche televisive) dell'apparire e del linguaggio del corpo». E che continua a svilupparsi seguendo direttrici non sempre decifrabili su altri mezzi.

Pesce, prima di Lei nessuno, o quasi, aveva analizzato Berlusconi immergendolo nel suo elemento, il mondo dello spettacolo. Come spiega questa lacuna?
Molto semplicemente, credo, perché Berlusconi è stato e continua ad essere periodicamente sovraesposto mediaticamente, per una serie infinita di polemiche politiche, continuamente rimbalzate tra chi lo accusa e chi lo difende. E questo dibattito, per quanto ormai logoro, prende tutta la scena, non fa emergere altre possibili “letture” della sua avventura, che appartiene ormai alla storia dell’Italia contemporanea.

Avevamo Berlusconi già negli anni Sessanta e non lo sapevamo?
Avevamo già nel secondo dopoguerra il prototipo dell’imprenditore prestato alla politica in Achille Lauro a Napoli; ma soprattutto nell’immaginario collettivo, attraverso il cinema, con il Rod Steiger di Mani sulla città. Una figura spregiudicata quanto seducente, che incarna un po’ vizi e desideri dell’italiano medio, come il Gassmann di In nome del popolo italiano a cui si opponeva l’intransigenza del giudice Tognazzi.

Dalla Sua analisi si evince una critica nemmeno troppo velata a certi prodotti - film e documentari soprattutto - che hanno ripercorso la vita del Cavaliere. Cosa non hanno capito?
Questo lo hanno inquadrato bene sia Nanni Moretti che Francesco Piccolo: il grande errore delle critiche “militanti”, diciamo, è stato quello di non prendere sul serio Berlusconi, arrivando a deriderlo e a insultarlo. Ma Berlusconi è stato un capo politico, è stato un Presidente del Consiglio: andava piuttosto contrastato efficacemente con argomenti politici e istituzionali, andavano proposte alternative.

Da tempo Berlusconi è uscito di scena, ma gli sopravvive il berlusconismo. Lei come lo definirebbe? E possiamo liberarcene?
Facciamo un passo indietro e guardiamola più in generale: l’avventura di Berlusconi (che ha suscitato passioni accese e controverse, dall’ammirazione ed emulazione fino purtroppo all’odio, che è sempre una sconfitta) coincide con una stagione, con un’epoca recente dell’Italia. Da questo punto di vista, come potremmo liberarcene? Fa parte della nostra storia, fa parte della nostra vita, fa parte di noi.

C’è un film su Berlusconi che non è stato ancora realizzato?
Non saprei. Credo però che bisognerà rivedere, tra qualche anno, Loro di Paolo Sorrentino, per poterlo inquadrare in modo più consapevole e sereno. Dal punto di vista del documentario, invece, proprio il Lato B potrebbe essere forse una buona traccia, uno spunto, per raccontare in modo inedito lo spirito di questi ultimi trent’anni e in generale un pezzo della storia recente italiana.

È immaginabile un futuro Berlusconi dei social?
Non lo so. Il web e i social hanno un altro campo e altre regole. Rispetto alla televisione, sono un altro gioco. Molto più grande e molto più pericoloso.

Il lato B della storia – Berlusconi tra cinema e televisione

di Giuseppe Pesce
Colonnese Editore (2021)



 

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Giuseppe Di Matteo

Giuseppe Di Matteo, giornalista professionista. Ama i libri in modo smisurato.

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