Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo

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Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo

| Paola Rocco

Raccontare storie senza tempo riuscendo a incantare il pubblico è un'arte che nasconde un lavoro di ricerca che può durare anni e di solito resta ignoto al grande pubblico. Con l'intento di render visibile questo processo, dal 15 aprile al 25 settembre 2022 approda a Roma Disney. L’arte di raccontare storie senza tempo.
E dunque c’era una volta Disney, pioniere nell’arte dell’animazione, il cui rivoluzionario approccio creativo allo storytelling ha dato vita ad alcuni dei film più famosi del ventesimo secolo, come Biancaneve e i Sette Nani, Pinocchio e Fantasia. L'esposizione allestita a Palazzo Barberini (tra parentesi, ma è superfluo sottolinearlo, una location carica di suggestione) presenta opere originali provenienti dagli Archivi Disney di questi lungometraggi e di altri celebri film dei Walt Disney Animation Studios: tra gli altri, Hercules e La Sirenetta  fino al più recente Frozen 2 - Il Segreto di Arendelle.

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, 2019 Jin Kim Concept art Disegno digitale su carta © Disney

Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle, 2019
Jin Kim
Concept art
Disegno digitale su carta
© Disney

Promossa e prodotta da 24 Ore Cultura-Gruppo 24 Ore, e a cura della Walt Disney Animation Research Library (con la collaborazione di Federico Fiecconi, storico e critico del fumetto e del cinema d'animazione), la mostra di Palazzo Barberini propone un percorso con tre chiavi di lettura, la prima delle quali accompagna il visitatore tra i capolavori disneyani riannodandoli alle antiche matrici della tradizione epica. Miti, leggende e favole di ogni tempo: portare tali storie al cinema, captandone l’essenza e rivitalizzandole attraverso diversi strumenti artistici, dal disegno a mano all’animazione digitale. Questo il grande sforzo innovativo degli artisti Disney.

La Sirenetta, 1989 Glen Keane Disegno preliminare per l’animazione Grafite su carta © Disney

La Sirenetta, 1989
Glen Keane
Disegno preliminare per l’animazione Grafite su carta
© Disney

L’animazione è un medium che permette di raccontare una storia con immediatezza e, fin dall’inizio,Walt e il suo team lavorano su questo materiale: da Robin Hood a La Spada nella Roccia, da Hercules a Pinocchio, i miti degli dei e degli eroi, le storie di animali, le leggende di streghe, maghi e cavalieri entrano per sempre nell'universo dei cartoon. Un melting pot alla base anche delle sezioni tematiche dell'esposizione, che consentono di ripercorrere i racconti all'origine dei lungometraggi attraverso i bozzetti preparatori, incentrati appunto sulla rielaborazione di personaggi, ambientazioni e trame spesso riconducibili all'area del folklore europeo.
Come il mito di Persefone, che fornirà il soggetto per The Goddess of Spring, la Silly Symphony del '34 che illustra il variare delle stagioni sulla scorta del rapimento della giovane Persefone ad opera di Ade e, poi, della sua temporanea liberazione per merito della madre Demetra; o, ancora, come in Robin Hood (1973), racconto epico apparso nel '400 nella più antica raccolta di libri stampati in Scozia (un libro di storie simile a un antico volume scozzese compare infatti pure nell'incipit del film).

Robin Hood, 1973 Milt Kahl Disegno definitivo per l’animazione Grafite e matita colorata su carta © Disney

Robin Hood, 1973
Milt Kahl
Disegno definitivo per l’animazione Grafite e matita colorata su carta
© Disney

Anche Cenerentola (1950), l'unico film disneyano a vedere all'opera tutti gli animatori chiave di Walt, soprannominati scherzosamente i suoi nove vecchi (nine old men), attinge alla versione firmata da Charles Perrault nel 1697 e a sua volta debitrice di diverse elaborazioni antecedenti. Il team Disney aggiunge alla storia i topini capeggiati da Giac e Gas (un po' come più tardi inserirà le tre buffe fatine Flora, Fauna e Serenella nel suo Sleeping Beauty) e affida lo sviluppo visivo alla color stylist Mary Blair. Come sottolinea Robin Allan nel suo Walt Disney and Europe, lo stile appare fortemente influenzato dalle atmosfere gotiche e chiaroscurali dei noir hollywoodiani dell'epoca, regalando una sfumatura cupa anche all'istante in cui la fata madrina trasforma una zucca nella scintillante carrozza che condurrà Cenerentola al ballo. Famosa per esser la scena preferita di Walt Disney, invece, quella (animata da Marc Davis) della trasformazione del vestito dell'eroina, crudelmente ridotto a brandelli dalle sorellastre, nei sei metri di velo colore del cielo opera di Smemorina.

Cenerentola, 1950 Mary Blair Concept art Guazzo su carta © Disney
Cenerentola, 1950
Mary Blair
Concept art Guazzo su carta
© Disney

Ancora ne La bella addormentata nel bosco (1959) - la cui storia attinge a un racconto presente in un romanzo cavalleresco del XIV secolo e ripreso da Perrault e dai Grimm -, il personaggio di Malefica, la fata cattiva che scaglia un maleficio sulla principessina come ritorsione per il mancato invito al battesimo, risulta caratterizzato da “una sorta di terribile fascino, che ne enfatizza la natura malvagia: effetto ottenuto attraverso i lineamenti, gelidi e inespressivi, il nero mantello, l'acconciatura sinistra e il contrasto tra il viso, simile a una maschera, e lo spettrale giallo-verde dello sfondo” (W. Disney, articolo pubblicitario apparso sul Ladie's Home Journal).
All'inizio immaginata in rosso fuoco, il colore delle fiamme dell'inferno, da Marc Davis (sulle tracce d'un disegno scovato in un libro sull'arte medioevale), Malefica - creazione originale Disney, non presente come tale nella fiaba originale - fu poi inguainata nell'indimenticabile costume viola e nero dall'art director Eyvind Earle.
Anche Biancaneve e i sette nani (1937), primo film d'animazione della Disney, rielabora la celebre fiaba popolare, inserita dai Grimm nella loro raccolta del 1812 e già presente nel folklore europeo in numerose versioni, tutte incentrate però su una regina che muore mettendo al mondo una figlia bellissima, più tardi oggetto della gelosia della matrigna. Importante l'innovazione della versione Disney, che regala ai sette nani (privi nei Grimm di personalità individuali) sette specifiche identità giocose e accattivanti, destinate a far da contraltare alla cupa perfidia della matrigna.
Con L'eroico ammazzasette (1938), Topolino arriva al suo centesimo lungometraggio, prodotto a dieci anni di distanza dalla sua apparizione: per l'occasione, i disegnatori decidono di nascondergli la coda, che scompare nei panneggi del costume medioevale.

Mostra Disney
Mostra Disney "L’arte di raccontare storie senza tempo"
Palazzo Barberini, Roma
Ph Alberto Novelli

Il tema dei giganti compare in moltissime storie, dal Golia biblico ad Argo Panoptes, il gigante dai cento occhi della mitologia greca, passando per i giganti Daitya della tradizione induista (ma il soggetto è riferibile a quasi tutte le culture) fino al Prode piccolo sarto dei fratelli Grimm. Molto più leggero delle versioni antecedenti, comunque, il tono generale del film, che sopprime le cruente uccisioni di giganti e altre creature (eccetto ovviamente le mosche) e accentua il messaggio di fondo, una lezione sulla sicurezza in sé stessi, grazie alle animazioni firmate da autentiche leggende come Bill Tytla, Fred Moore e Frank Thomas.
Anche la favola de I Tre porcellini (1933), prima pubblicazione nota 1853, veniva raccontata da molto tempo per illustrare i vantaggi del duro lavoro sulle facili scorciatoie. Nella Silly Symphony del '33, il lupo cattivo sconfina con disinvoltura in altri universi fiabeschi, ad esempio adottando come nascondiglio un cestino delle vivande simile a quello di Cappuccetto Rosso. Frutto dello story artist Albert Hurter (i cui disegni presero vita grazie a storici animatori come Norm Ferguson e Art Babbitt), la favola Disney è raccontata a ritmo di musica e ha tra gli altri il merito d'aver lanciato la popolarissima canzoncina Who's Afraid of the Big Bad Wolf?, adottata come inno motivazionale durante la Grande Depressione.
Comparso per la prima volta nel 1881, a puntate, nel Giornale per i bambini e firmato da Carlo Collodi, pseudonimo dello scrittore e giornalista Carlo Lorenzini, Pinocchio è una storia moraleggiante che vede un bimbo-burattino far prima una brutta fine (per mano di due loschi figuri, il Gatto e la Volpe) per poi resuscitare grazie ai buoni uffici di una fata e redimersi dalle sue malefatte - tra cui l'abbandono del padre e la soppressione della voce della coscienza -, trasformandosi in un bambino vero.
Nel film Disney del '40 il protagonista, malgrado le origini italiane, si aggira in un paesaggio che richiama apertamente l'Europa del Nord (le scenografie furono disegnate da Albert Hurter e Gustaf Tengreen) ed è “un eroe innocente che cerca di trovare la propria strada in un mondo complicato e spaventoso: l'oscurità di questo mondo costituisce la desolazione che è al centro del film, ed è questo, nonostante l'adattamento, il legame più forte tra Disney e Collodi” (Robin Allan, Walt Disney and Europe).
Curiosità: nella copia di Pinocchio edita da Salani nel '24, che Walt Disney portò con sé dall'Europa nel '35, le illustrazioni di Luigi e Maria Augusta Cavalieri dotano per la prima volta la Volpe del cappello a cilindro che questo dandy malmesso e truffaldino sfoggerà poi anche nel film. Una volta archiviata, inoltre, la marionetta usata nel '40 per il lancio pubblicitario venne dimenticata e se ne persero le tracce: fu ritrovata solo nel 2003, in un armadio nei sotterranei dell'Old Animation Building di Burbank.

Pinocchio, 1940 Disney Studio Artist Studio di personaggio Stampa su carta © Disney
Pinocchio, 1940
Disney Studio
Artist Studio di personaggio Stampa su carta
© Disney

È appunto questa la seconda chiave di lettura della mostra di Palazzo Barberini, che racconta al pubblico il dietro le quintedei più celebri film Disney, entrando nel vivo del processo artistico: un processo lento e meticoloso che può durare anni e che, dall’idea iniziale, arriva al prodotto definitivo attraverso migliaia di immagini che via via prendono vita.
La terza chiave di lettura consente infine un'interpretazione personale dell'arte dello storytelling, offrendo al visitatore, attraverso postazioni interattive, la possibilità di trasformarsi in narratore confezionando un proprio racconto, raccolto in un piccolo libro da portare con sé. Sala dopo sala, ognuno può sperimentare gli elementi fondamentali per dar vita a qualsiasi narrazione - ambientazione, personaggi, plot narrativo - fino a provare l’emozione d'immedesimarsi nel lavoro di un artista dell’animazione attraverso le stesse tecniche dei Disney Studios.

Mostra Disney

Mostra Disney "L’arte di raccontare storie senza tempo"
Palazzo Barberini, Roma
Ph Alberto Novelli

 

Info
Palazzo Barberini, Roma
(Via delle Quattro Fontane, 13)
www.barberinicorsini.org

Date
15/04 - 25/09/2022

Orari
Lunedì 14.30 - 19.30
Da martedì a domenica 9.30 - 19.30

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Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

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