Idee

L’intelligenza artificiale

| Rita Cioce

È di pochi giorni fa la notizia che un nuovo antibiotico è stato scoperto in sole due ore grazie all'Intelligenza Artificiale, ma nonostante questo la narrazione sul tema ultimamente è pressoché apocalittica. Come sappiamo, tutte le novità più dirompenti ai loro arbori sono state esecrate e lo scetticismo verso le nuove tecnologie è quasi fisiologico: pensiamo all'ostracismo inferto alla rivoluzione industriale, ad internet, o in tempi più recenti al metaverso. 

Ma c'è un ma... Sono 350 gli scienziati che considerano l'AI pericolosa al pari di pandemie e guerre nucleari, tanto da spingerli a firmare una dichiarazione sui suoi rischi per il nostro pianeta. 
Fra loro troviamo Bill Gates, Sam Altmann, CEO di OpenAI, e Geoffrey Hinton, che poco tempo fa ha anche rassegnato le dimissioni da Google. 
Hinton è uno dei massimi esperti di intelligenza artificiale al mondo, e ha dato un contributo fondamentale al suo sviluppo, aprendo nuove strade per la sua applicazione, ma ora si dice pentito del suo lavoro ed esprime preoccupazioni al riguardo. In particolare, ha evidenziato il rischio che un'AI diventi troppo avanzata e autonoma, raggiungendo un livello tale da non essere più controllabile dall'uomo, o che possa essere utilizzata con intenzioni malevole, come creare virus informatici, armi o notizie false per manipolare le opinioni pubbliche. Pensiamo per esempio alle foto del finto arresto di Trump o quelle del capo del Cremlino in manette, o ancora quelle di Papa Francesco in abiti stravaganti o quantomeno impensabili per un Papa. Tutte sono state realizzate da un'AI a cui sono state date semplicemente delle istruzioni di testo, la più famosa è Midjourney, con cui è stata creata anche la foto principale di questo articolo. 
Hinton, che vede ora l'intelligenza artificiale come una "minaccia esistenziale", ci invita ad essere prudenti perché abitiamo un mondo in cui ci sono persone pronte a costruire robot e a programmarli per uccidere. "Queste intelligenze digitali, quando un pezzo di hardware muore, non muoiono. Se riesci a trovare un altro componente hardware in grado di eseguire le stesse istruzioni, puoi riportarlo in vita. Quindi abbiamo l'immortalità, ma non è per noi." Proprio come un moderno Frankenstein, Hinton sembra essersi reso conto dell'orrore della sua creazione.  
Frankenstein, il romanzo di Mary Shelley (1818), un'opera iconica della letteratura gotica, affronta un tema più che mai attuale: la responsabilità morale dell'uomo nei confronti delle proprie creazioni e delle sue azioni. La creatura di Frankenstein è il simbolo degli effetti negativi di una scienza utilizzata senza saggezza e responsabilità. Il suo romanzo ci ricorda le molte sfide etiche e morali che dovremo affrontare se vorremo continuare a percorrere la strada dell'innovazione. 

Foto di Bruno Guerrero su Unsplash

Frankenstein ispirò anche il nostrano Collodi che immaginò come un burattino, Pinocchio, potesse diventare un bambino in carne e ossa. Pinocchio è uno dei personaggi più amati della letteratura per l'infanzia, ma ha in sé già tutti gli elementi delle moderne storie sugli androidi, tanto che Steven Spielberg nel 2001 ne trasse ispirazione per il film A.I., intelligenza artificiale. Un capolavoro cinematografico che ha raccontato in modo straordinario la storia di un bambino-robot, David, alla ricerca del suo posto nel mondo, e che oltre alla trama emozionante e coinvolgente, ci fa riflettere sui suoi effetti sulla società. 
È indubbio che le molteplici AI agevolino la nostra vita digitale, grazie alle loro caratteristiche e funzioni specifiche, e anche se spesso non ce ne accorgiamo, la loro presenza è sempre più diffusa nella nostra quotidianità: dal riconoscimento vocale ai sistemi di guida assistita, fino alle chatbot che ci aiutano a prenotare un volo, una cena al ristorante o ci assistono nelle attività online. 
Per non parlare di tutte quelle AI che sono entrate nel quotidiano di alcuni lavori più intellettuali come ChatGPT di OpenAI che ha recentemente rilasciato GPT-4, e pare stia già lavorando alla versione GPT-5, che secondo alcuni rapporti arriverà alla fine del 2023. 

 Foto di Mojahid Mottakin su Unsplash 

ChatGPT è la più conosciuta ma ce ne sono altre altrettanto valide e funzionali.    
Vediamone alcune. 

  • Colossyan: genera video AI con attori reali.
  • Fireflies: software in grado di trascrivere una riunione online e farne dei riassunti.
  • Tome: costruisce presentazioni multimediali utilizzando input di testo.
  • Resemble: trasforma in voce umana qualunque testo.
  • Adobe Podcast: edita file audio online e trasforma registrazioni di bassa qualità in registrazioni di altissima qualità anche se realizzate con apparecchiature amatoriali.  
  • Superhuman: ordina i messaggi e risponde in automatico ad un certo tipo di mail, e riassume quelle lunghe.
  • StableDiffusion e Dall-E: generano immagini dettagliate e ad hoc. 

Tuttavia oggi più che mai l'utilizzo delle AI ha sollevato questioni etiche e sociali importanti come il problema della sicurezza legato alla privacy dei dati. Le AI hanno bisogno di grandi quantità di dati per funzionare correttamente e, se non sono accurati o sono stati raccolti illegalmente, questo potrebbe comprometterne l'affidabilità. Alla luce di questo ci si chiede come fare per garantire che questi sistemi non vengano utilizzati per scopi malevoli, e come prevenire gli attacchi informatici che potrebbero sfruttare le loro vulnerabilità; ma uno dei temi più caldi quando si parla di intelligenze artificiali resta quello del lavoro.
Molti temono, infatti, che l'automatizzazione dei processi e l'utilizzo di macchine sempre più sofisticate possano portare alla perdita di posti di lavoro e alla marginalizzazione di alcune categorie di lavoratori che si troverebbero a competere con macchine sempre più sofisticate.

Il problema della disoccupazione legato all'utilizzo delle AI è particolarmente critico nei settori della produzione e della logistica, dove le macchine sono in grado di svolgere compiti ripetitivi e di movimentazione di materiali in modo molto più efficiente e preciso degli operai. In questi settori, molte aziende stanno sostituendo i lavoratori con robot e macchine automatiche, riducendo così il costo del lavoro e aumentando la produttività. La disoccupazione causata dalle AI non riguarda solo i lavori manuali, ma anche alcune categorie di lavoratori, come gli impiegati di banca e gli operatori di call center. In questi casi, le AI sono in grado di svolgere molte delle attività svolte dagli operatori umani, come rispondere alle domande dei clienti o gestire le transazioni bancarie.

Nel corso degli ultimi anni si è assistito all'utilizzo delle intelligenze artificiali anche nel cinema. Oltre all'uso della CGI (Computer Generated Imagery) per creare effetti speciali sempre più realistici, le AI stanno diventando sempre più importanti per la creazione di storie e personaggi. Un esempio di come stanno influenzando il cinema è dato da un algoritmo sviluppato da ScriptBook, una società specializzata nell'analisi dei copioni. Questo algoritmo è stato in grado di prevedere con una precisione dell'85% il successo di un film al botteghino, semplicemente analizzando il copione, il budget, il cast e il regista. 
Il film "Sunspring" del 2016 è stato scritto interamente da un'AI chiamata Benjamin: il risultato è stato un cortometraggio assurdo e surreale, che è stato comunque premiato in diverse manifestazioni cinematografiche!
Le AI stanno diventando sempre più importanti anche nella creazione di personaggi digitali: Thanos in "Avengers: Infinity War" è stato creato grazie all'utilizzo di una AI che ha permesso di creare un personaggio molto realistico anche nei dettagli più piccoli. 

Tuttavia, non tutti vedono l'utilizzo delle AI nel cinema come una cosa positiva, alcuni sostengono che l'uso di algoritmi per prevedere il successo di un film potrebbe portare a una maggiore omologazione dei contenuti, con la conseguenza che i film diventeranno sempre più simili tra loro. Inoltre, c'è il rischio che l'utilizzo delle AI porti a una riduzione del lavoro degli sceneggiatori e degli artisti visivi, dato che alcune parti del loro lavoro potrebbero essere automatizzate. 
A questo proposito è recente la polemica di Sean Penn che, in occasione della conferenza stampa per presentare Black Flies al Festival di Cannes, ha dichiarato: "L’industria sta sconvolgendo scrittori, attori e registi da molto, molto tempo, gli sceneggiatori hanno tutto il mio sostegno. Ci sono un sacco di nuove cose che sono state lanciate negli ultimi tempi, compreso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che reputo un’oscenità umana…». 

Ma se da una parte le AI minacciano alcune professioni dall'altra ne portano a galla altre, e infatti  le nostre bacheche social ultimamente sono invase da offerte di corsi per diventare Prompt Engineer o prompt creator. Qualcuno va oltre, e promette di insegnarti a scrivere un libro in sole otto ore semplicemente dialogando con ChatGPT, e fornendole i prompt giusti. 

Ma cos'è un prompt? 
Il prompt è un input che viene fornito alla macchina per attivare una risposta o una funzione specifica, è l'equivalente della domanda che facciamo ad un amico quando vogliamo sapere qualcosa di particolare o quella che poniamo al nostro assistente vocale quando gli chiediamo "cerca ristoranti vicino a me".   
Il ruolo del prompt nella creazione dell'intelligenza artificiale è fondamentale, in quanto consente alla macchina di apprendere e adattarsi continuamente ai dati forniti. In questo modo, l'algoritmo può migliorare la sua capacità di elaborazione e fornire risposte sempre più pertinenti.
Quindi un prompt engineer è un ingegnere che crea prompt, ossia istruzioni precise che hanno lo scopo di ottenere risultati specifici; questa attività ovviamente prevede anche la conoscenza del modello della AI utilizzata.  Ho buone ragioni per credere che presto prompt diventerà il suffisso di molte professioni come è successo per il sostantivo web. Non più web writer, web content, web developer, ma prompt writer, prompt editor, prompt developer...

In uno scenario ottimistico, lo sviluppo dell'AI è incentrato sul bene comune, ma ci costringe comunque a delle riflessioni: se le intelligenze artificiali sono in grado di prendere decisioni autonome, chi è responsabile in caso di errori o di danni causati da un algoritmo? Come garantire che questi sistemi siano sempre rispettosi dei diritti umani e delle libertà individuali?
Domande scomode a cui qualcuno prima o poi dovrà rispondere.

 

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