Le arti oscure

Invenzioni

Le arti oscure

| Clara Cerri

Mi sudavano le mani, tanto che facevo fatica a stringere la penna senza farla schizzare via. Non sapevo proprio cosa aspettarmi da quel test d'ingresso, che domande, che nozioni avrei dovuto avere della materia per essere ammessa al corso per principianti. Avevo solo ceduto durante lo scoramento di una sera in cui nessuno mi cercava e non avevo voglia di cercare nessuno. Le arti oscure, perché no? Perché non provare, come diceva il volantino, a esplorare il lato profondo dell'esistenza, a imparare a creare mondi con un cenno della mano? Suonava come una promessa di rivelazioni ermetiche e riti teurgici: sarei diventata la dea di una realtà creata da me sola, la signora di centinaia di creature ubbidienti. Avrei dovuto lavorare sodo, certo, avrei dovuto fare cose orribili per dimostrare la mia dedizione. Ma ero pronta. Non vi voglio annoiare coi dettagli, ma il mondo non aveva avuto nessun riguardo per me, nei trent'anni della mia vita.
Così mi ero ritrovata con la penna stretta in mano, in attesa del segnale per voltare il foglio e vedere i quesiti, come tanti in questa sala troppo asettica per farti pensare alla magia e all'occultismo. Faceva freddo. Un suono forte e metallico ci fece sussultare. Alzai il foglio, primo quesito.
Scrivi l'insulto più orrendo che ti viene in mente. Troppo facile, Puttana. No, Faccia di merda mi convinceva di più, lo scrissi.
La cosa peggiore che faresti al tuo nemico. Lo visualizzai, sapevo benissimo chi era. L'avrei seppellito vivo in una bara di vetro, in un enorme teatro dove amici e avversari avrebbero assistito alla sua disperazione e alla sua lentissima fine per fame e per sete, chi piangendo, chi sghignazzando con un bicchiere di popcorn in mano.
Non male fino a qui.
Terzo quesito. Cosa rende felice la tua parte oscura. Sapere delle disgrazie altrui, godere internamente mentre fingo solidarietà verso gente che sembrava vivere in braccio al Padreterno, fino a quel momento. C'era una parola tedesca per dirlo, non mi veniva in mente ma non importava.
Ultimo quesito. Cosa vorrebbe fare la tua parte oscura, ma non faresti mai? Cominciai a scrivere un elenco lunghissimo di stragi e torture a casaccio, poi lo rilessi e lo cancellai con due, tre righe d'inchiostro belle premute. Ricominciai a scrivere da capo e le parole sembravano vere, stavolta. Che avrei voluto scomparire un po' per volta, lasciami andare in una morte lenta senza sangue e senza veleni. Ero solo indecisa tra lasciarmi morire di inedia come il mio nemico nella bara di vetro, o distruggermi di eccessi, mangiare, bere, drogarmi fino a collassare. Per sicurezza, descrissi entrambi i metodi.
Appena in tempo, di nuovo scoppiò quel suono metallico nella stanza e il foglio ci fu strappato in malo modo, senza darci il tempo di mettere una firma o un segno di riconoscimento.
Ma già, se erano signori dell'occulto, di che segno e di che firma avevano bisogno per capire di chi era il test? Chiusero la porta e ci lasciarono soli in quel freddo. Io dovevo pure andare al bagno, ma non avrei saputo a chi chiedere.
Quando, dopo almeno due ore, le porte si riaprirono, un uomo massiccio, calvo, con una gran barba scura, entrò nella sala e ci scrutò sotto le ciglia. Chiamò per nome una trentina di noi, io non c'ero. Disse «Voi fuori, gli altri sono ammessi».
Non degnò nemmeno di un'occhiata i candidati che uscirono col capo chino. Ci fece una specie di sorriso. «Adesso comincia per voi il corso di scrittura creativa».

Condividi su
Clara Cerri

Clara Cerri

È una donna che ha studiato molto, appassionata di storia e di musica, ancora divisa tra ambizioni e sentimenti nonostante le mazzate che ha preso dalle une e dagli altri.

Articoli correlati

Seguici

Contattaci

Temi

Contattaci

  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


©2021 Massi Dicle. All rights reserved.
Privacy & Cookie policy.
Powered by microcreations.it