Mercoledì

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Mercoledì

| Paola Rocco

Debutto su Netflix il 23 novembre scorso per Mercoledì (Wednesday), serie televisiva in otto episodi creata da Alfred Gough e Miles Millar (gli autori di Smallville). Diretta (per i primi quattro episodi, poi subentrano Gandja Monteiro e James Marshall) da Tim Burton, che figura anche tra i produttori esecutivi (insieme a Kevin Miserocchi, autore del libro The Addams Family: An Evilution e già produttore del film d'animazione La famiglia Addams del 2019), la serie s'ispira ai personaggi della famiglia Addams, creata nel '39 da Charles Addams per The New Yorker, e focalizza l'attenzione su uno dei componenti del gotico gruppo familiare, Mercoledì (Jenna Ortega). 
In Mercoledì, Ortega è una quindicenne ombrosa e vendicativa, iscritta suo malgrado alla Nevermore Academy per aver attentato all'integrità fisica di un gruppo di studenti della Nancy Reagan High School (la sua ex scuola), colpevoli di bullismo nei confronti del fratello Pugsley (Isaac Gordonez). 
Memorabile la sequenza iniziale, con la panoramica sui corridoi affollati di studenti e la zoomata sul busto in gesso della first lady che troneggia al centro dell'atrio, mentre Mercoledì, silenziosa e implacabile, si avvia verso la piscina stringendo due bustoni di piranha sulle note di Non, je ne regrette rien di Édith Piaf. 
Mercoledì - che del resto negli ultimi cinque anni ha cambiato otto scuole - viene quindi inserita dagli angustiati genitori Morticia (Catherine Zeta-Jones) e Gomez (Luis Guzmán) tra gli studenti della Nevermore Academy, frequentata da entrambi circa vent'anni prima: la camera assegnata alla Addams, Ophelia Hall, è la stessa a suo tempo occupata da Morticia (“Ophelia, la ragazza che si è suicidata perché resa pazza dalla sua famiglia, giusto?” il commento di Mercoledì). 

Jenna Ortega (Mercoledì) in una scena della serie

Con gotica prevedibilità, la Nevermore Academy sorge tra i boschi, a una ventina di chilometri da Jericho, la città più vicina, sede del Pilgrim World, attrazione a base di rievocazioni storiche sui Padri Pellegrini che coinvolge a vario titolo più o meno tutti i locali. Fondata nel 1791, la Nevermore è nata per dare un rifugio sicuro e un'opportunità di crescere ai reietti, gli emarginati di ogni sorta: “chiunque o qualunque cosa siano”, nell'accorato discorso d'inizio anno della preside Larissa Weems (una maestosa Gwendoline Christie, l'indimenticabile Brienne di Tarth di Games of Thrones), la valchiria in tailleur che è anch'essa un'ex studentessa della scuola e ha votato la propria intera esistenza alla protezione dei diversi. 

Gwendoline Christie nel ruolo di Larissa Weems

Del tutto a suo agio nel ruolo di nume tutelare della Nevermore, la Weems nutre un contenuto rancore verso l'ex compagna di classe Morticia, che le ha strappato il primo amore e se l'è sposato (mentre lei, nella veloce e di fatto parecchio conformista disamina di Mercoledì, è l'immagine stessa della solitudine). Morticia di adesso e di vent'anni dopo, bella di una bellezza un po' fragile; Morticia, che ha con la figlia un rapporto difficile e ulteriormente complicato dall'ansia di differenziazione della ragazzina, decisa a non ripercorrere il sentiero dei genitori e soprattutto dell'inarrivabile mamma, in una sorta di specchio rovesciato.
Un rapporto speculare fin dalle rispettive iniziali che nella traduzione italiana si perde un po'. Sul punto di abbandonare la figlia alla sua prima settimana tra le mura della nuova scuola, mamma Addams consegna infatti a Mercoledì un amuleto in ossidiana, che influisce sulla capacità di controllare le visioni (visioni che la quindicenne ha cominciato ad avere qualche mese prima, senza peraltro confidarlo a nessuno), con una W incastonata nel mezzo: una W che rovesciata diventa una M, ossia l'iniziale del nome Morticia, a sottolineare lo stretto legame tra le due. Nel doppiaggio italiano, con Wednesday ovviamente trasformato in Mercoledì, quest'allusione va perduta (sebbene sia facile ricostruirla). 

Catherine Zeta-Jones nel ruolo di Morticia Addams

Il rapporto tra Mercoledì e sua madre sarà al centro anche delle garbate ma pregnanti investigazioni di Valerie Kinbot (Riki Lindhome), la psicoterapeuta della Nevermore, destinata a condurre la riottosa adolescente (e i suoi genitori) in “luoghi emotivamente disagevoli” (“Non amo viaggiare” la risposta di Mercoledì). Sarà appunto la Kinbot a sottolineare l'amore per la scrittura della giovane Addams e le sue forse ancora un po' acerbe ambizioni letterarie, che tuttavia le hanno già suggerito ben tre romanzi, tutti incentrati sulle indagini della giovane detective Vipera de la Muerte (“Furba, perspicace, eternamente incompresa”) e sul suo rapporto con la madre Domenica. Una curiosità: alla fine della seduta psicanalitica di famiglia, l'orologio appeso alla parete segna le 13, l'una del pomeriggio, ma in effetti il cucù esce due volte, in una sorta di dissociazione interna (o di allusione al tempo sospeso e fuori dal tempo della “bolla” rappresentata dallo studio della Kinbot: “Questo è un luogo sicuro...” le sue prime parole a Mercoledì).

Jenna Ortega e Victor Dorobantu (Mano) in una scena della serie

Tra gli altri lasciti dei compunti genitori alla quindicenne appena approdata alla Nevermore (che nel corso della storia compirà sedici anni), una sfera di cristallo a mo' di cellulare (“Le ho lasciato dodici messaggi, non ha risposto a nessuno!”, si lagnerà Morticia) e naturalmente Mano, The Thing nella versione originale (Victor Dorobantu), l'arto un po' vanesio (benché coperto di antiestetiche cicatrici, ama cospargersi d'una lozione al neroli e bergamotto per preservare l'elasticità della pelle), staccato dal corpo di non si sa chi (“È uno dei grandi misteri della famiglia Addams”).
Destinato a vegliare sulla ragazzina, sarà Mano a procurarle anche il vestito per il suo primo ballo, un trionfo di taffetà inchiostro che ne vedrà i sensuali contorcimenti in pista (sulle note di Goo Goo Muck dei Cramps), tra Beetlejuice e Stranger Things, prima che un bagno di - finto - sangue alla Carrie sopraggiunga a spegnere gli entusiasmi. 

Jenna Ortega al ballo della Nevermore

Come si vede, di citazioni nella serie ce ne sono davvero un'infinità, e sarebbe complicato e forse superfluo individuarle tutte. Tra le altre, comunque, meritano d'esser menzionate: il doppio schioccar di dita che consente l'accesso al passaggio segreto che porta alla sala riunioni della setta dei Belladonna (Nightshades nella versione originale), come nella sigla della serie televisiva anni Cinquanta, e l'ombra unghiuta del mostro che si staglia sulla parete un po' come nel Nosferatu di Murnau. Sì, perché i boschi intorno alla Nevermore sembrano infestati da una presenza demoniaca che starà alla giovane Addams e alle sue nascenti abilità psichiche - le visioni, appunto - smascherare (insieme al vero colpevole di un omicidio irrisolto di vent'anni prima, sottotraccia gialla che s'innesta nel plot principale).
Per quanto intimorita dalle minacce di Mercoledì - che infastidita dall'intrusione parentale la tratta con sadismo, terrorizzandola -, Mano si mostra comunque apertamente sollecita nei confronti della quindicenne, all'apparenza incapace di restituirle lo stesso attaccamento. Un distacco emotivo sapientemente coltivato e originato, come Mercoledì confiderà alla compagna di stanza, Enid Sinclair (Emma Meyers), da una fitta schiera di traumi infantili dovuti al suo essere diversa. Tra i più drammatici, quello legato all'uccisione di Nero, lo scorpione domestico massacrato da una banda di bulli mentre era in giro a passeggiare con la piccola Wednesday, atrocemente costretta a guardare. 
Del resto, durante il primo colloquio con la Weems, quest'ultima aveva chiesto a Gomez e Morticia come mai avessero deciso di chiamare la figlia Mercoledì e Morticia aveva risposto facendo riferimento a una celebre filastrocca inglese per l'infanzia, che assegna un carattere specifico ai bambini a seconda del giorno di nascita: sottolineando con un sorriso che quelli nati di mercoledì avrebbero in sorte d'essere eternamente tristi (Monday’s child is fair of face, Tuesday’s child is full of grace, Wednesday’s child is full of woe... e così via).
La filastrocca in questione risale al XIX secolo ed è presente anche in Mary Poppins ritorna di P. M. Travers, cantata dal piccolo Michele (“I bambini nati di lunedì sono belli, quelli di martedì sono pieni di grazia...”), in uno degli episodi più apertamente perturbanti e misterici del libro (Giovanna, la sorella maggiore della famiglia Banks, indispettita dalla severità della governante urta con rabbia un vecchio piatto appeso sul caminetto, incrinandolo senza rimedio e venendo letteralmente risucchiata all'interno e poi soccorsa e riportata indietro da Mary Poppins, che nel trambusto perde la sciarpa: questa compare infatti all'improvviso abbandonata sul prato dipinto nel piatto, ad avvalorare la sensazione della ragazzina che quanto ha vissuto non sia stato frutto di un sogno).

Jenna Ortega in una scena della serie

Il nero, invariabile stigma cromatico di Mercoledì, ritorna anche nel regalo di benvenuto consegnato alla nuova arrivata dalla professoressa di botanica Marilyn Thornhill (Christina Ricci, la “storica” Wednesday dei due film degli anni Novanta), appunto una Black Dahlia: “il mio omicidio irrisolto preferito”, commenterà la Addams. L'omicidio cui allude Mercoledì è quello della giovane Elizabeth Short, la Dalia Nera, trovata cadavere il 15 gennaio 1947 a Leimert Park, un sobborgo di Los Angeles. L'assassinio della Strouth, malgrado le imponenti indagini e l'eccezionale risalto mediatico, resta, appunto, tuttora irrisolto.
Nella sintetica descrizione introduttiva di Enid, variopinta compagna di stanza della nerissima Wednesday (che subito dopo il suo arrivo si affretterà a spaccare la stanza comune in due metà perfette, arcobaleno l'una, black and white l'altra), gli ospiti della scuola si dividono comunque essenzialmente in quattro categorie: gli Zannati, ossia i vampiri (“Alcuni di loro frequentano questa scuola letteralmente da secoli”); i Pelosi cioè i lupi mannari (la famiglia della stessa Enid, che però non si è ancora mai trasformata e rappresenta quindi una costante fonte di cruccio per il suo branco tossico e soprattutto per la madre); i Fattoni, un gruppo più indistinto (che sembra annoverare essenzialmente Gorgoni); e gli Squamati, ovvero le Sirene (che per evitare di ammaliare chiunque attraversi il loro cammino, un po' come le studentesse di Beauxbatons in Harry Potter e il Calice di Fuoco, sono obbligati a portare al collo un amuleto disinnescante). 

Emma Meyers nel ruolo di Enid Sinclair

Trasparente l'allusione alle Quattro Case di Hogwarts e ai racconti di Poe, alunno immaginario della Nevermore (la stessa parola pronunciata all'infinito dal corvo che conduce alla follia il protagonista del racconto Il corvo), cui è tra l'altro dedicata la Coppa Poe, competizione sportiva che coinvolge i quattro gruppi di ospiti della scuola. Ai racconti di Poe alludono gli stessi nomi dipinti sulle canoe delle squadre in gara, Il gatto nero, Il pozzo e il pendolo, L'insetto d'oro e L'Amontillado. 
Di nuovo un disagevole rapporto madre-figlia è quello dell'ancora non (e forse mai) compiutamente lupo Enid con la mamma, passivo-aggressiva e tortuosamente colpevolizzante: “Che delusione immensa!” la sua battuta d'apertura. 
Memorabile lo scambio durante il Parent's Weekend, con i fratelli di Enid chiassosamente intenti a ruzzare - appunto come cuccioli - e la signora Sinclair che di punto in bianco suggerisce alla figlia d'iscriversi a un Campo Estivo di Conversione per Lupi Mannari, una sorta di centro di riprogrammazione mentale per irriducibili, in puro stile anni Sessanta. Culminando, di fronte all'atterrito rifiuto della figlia, nella frase cara all'epoca a molti genitori: “Non puoi essere finalmente come tutti gli altri, cara?!?”. 
Pur nella sua declinazione scolastica e adolescenziale, è questo il punto in cui il tema del diverso prende compiutamente campo, la frase della madre di Enid ricalcando quasi letteralmente le analoghe parole pronunciate dai tanti genitori raccontati dalla letteratura omosessuale americana, a partire dagli anni Ottanta dei romanzi di David Leavitt. Un tema che invade la scena e s'impone come, nei complimenti al vetriolo della canonicamente bella Morticia, il fisico fuori dalla norma della preside Weems invadeva la stanza all'epoca in cui entrambe studiavano alla Nevermoore, appunto nei primi Novanta (“Riempivi qualunque stanza della tua presenza... come un maestoso albero di sequoia”). 
E non è un caso, allora, che tra le pagine sfogliate con rapito stupore dalla stessa Morticia nell'Annuario del '91 che raccoglie le esperienze scolastiche sue e della Weems, quest'ultima a una festa in maschera vesta i panni di Judy Garland: una delle maggiori icone gay di tutti i tempi e ancora adesso importante figura di riferimento per la comunità LGBT (la canzone Over the rainbow de Il mago di Oz divenne da subito l'inno della comunità gay e oggi il simbolo della comunità LGBT mondiale è appunto un arcobaleno).

Jenna Ortega in una scena del film

Un difficile rapporto padre-figlio (legato al tema del rimosso) è invece al centro del personaggio del giovane Tyler Galpin (Hunter Doohan), l'esterno (figlio dello sceriffo locale, che l'ha tirato su da solo dopo la scomparsa della madre, serve ai tavoli al bar del paese), destinato a scalfire la corazza di Mercoledì. Sospettosa per intuito e per natura, la ragazzina gli chiederà conto di un atto vandalico commesso ai danni di uno studente della Nevermore (Thorpe, l'artista), ricevendo, oltre a delle scuse un po' incerte, una frase tra le più significative e profonde della storia: “Non voglio essere un livoroso che incolpa gli altri per lo schifo che ha dovuto subire”. Più volte invitato a sottoporsi a una terapia familiare dalla dottoressa Kinbot (terapia sempre respinta dal padre), Tyler incarna nella serie il tema appunto del rimosso (o nascosto), di ciò che non viene portato alla luce e rimane a suppurare nel buio...

Jenna Ortega in una scena della serie

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Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

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