The Pale Blue Eye. I delitti di West Point

Referenze

The Pale Blue Eye. I delitti di West Point

| Paola Rocco

Un alquanto asimmetrico Harry Melling (ve lo ricordate? Era Dudley Dursley, l'insopportabile cugino di Harry Potter) è Edgar Allan Poe in The Pale Blue Eye. I delitti di West Point, il film diretto da Scott Cooper uscito su Netflix a gennaio. Cadetto a West Point nell'inverno del 1830 (dato storico), Melling incarna qui appunto il giovanissimo poeta, spalla holmesiana dell'investigatore accreditato, un Christian Bale dal fascino ruvido (già apparso in altri film del regista, oltre che nelle vesti di un indimenticabile Batman), assunto dall'accademia per cercar di portare alla luce moventi e responsabili di un'inquietante serie di omicidi - e naturalmente, se possibile, di porvi fine con una certa celerità. 
West Point, stando alle parole dell'inasprito capitano Hitchcock (Simon McBurney), sarebbe infatti al centro della poco benevola attenzione delle gerarchie militari, che potrebbero, adesso, approfittare dello scandalo legato a queste morti per scioglierlo per sempre.
In onda dal 6 gennaio scorso, più o meno in contemporanea con l'uscita in libreria di The Pale Blue Eye. I delitti di West Point (pubblicato per noi da La nave di Teseo), il romanzo di Louis Bayard da cui è tratto, il film di Cooper vede in apertura di sipario la morte per impiccagione del cadetto Leroy Fry, il cui cadavere grottescamente contorto campeggia appeso a un albero sulle sponde del fiume. Un apparente suicidio rivelatosi però quasi subito qualcosa di completamente diverso: dal corpo senza vita di Fry è stato infatti asportato il cuore, con una precisione che, per quanto non necessariamente chirurgica, rivelerebbe comunque una certa risolutezza, almeno stando alle impressioni dell'anziano medico legale del posto, Daniel Marquis (Toby Jones, anche lui vecchia conoscenza: era uno dei supercattivi della serie Sherlock). 
Sulla morte del ragazzo potrebbero quindi aleggiare i consueti fantasmi del satanismo (avvalorati anche dal ritrovamento, qualche giorno dopo l'omicidio o suicidio che sia, dei cadaveri, similmente privi di cuore, di una mucca e di una pecora); fantasmi pronti a prendere maggior consistenza quando Ballinger, un altro cadetto, viene trovato morto, anch'esso impiccato e privato di cuore e organi sessuali. Pure un altro ospite di West Point, il giovane Stoddard, scompare senza lasciar traccia nei giorni immediatamente successivi.

Una scena del film 

Sulla base di un esame autoptico condotto personalmente, Landor rileva sul collo di Fry una serie di macchie che farebbero pensare appunto a un omicidio, mascherato poi da suicidio. Il tutto di fronte all'attonito e comprensibilmente infastidito dottor Marquis: pronto, del resto, a far buon viso a cattivo gioco, ammettendo la “distrazione” e irretendo Landor con una garbata serie di inviti nella vittoriana magione in cui vive con la sui generis consorte Julia - un'irresistibile, e purtroppo molto compressa, Gillian Anderson - e i due figli, il cadetto Artemus (Harry Lawtey) e la bella Lea (Lucy Boynton, la contessa Andrenyi dell'Assassinio sull'Orient Express di Branagh). 
Inoltre, disserrando una per una le dita della mano destra del ragazzo, ancora chiusa a pugno nelle convulsioni della morte, il detective recupera il frammento superstite di un biglietto che sembrerebbe essere l'invito a un appuntamento (presumibilmente nel luogo dove Fry è stato poi ucciso).
A supportare e assistere Landor nelle indagini all'interno del chiuso organismo dell'accademia, un altro cadetto che s'è detto interessato al caso nel corso di un incontro casuale nella locanda del paese (a proposito, molto belle le scene d'interno, con le grosse candele fumose, i camini che vanno a tutto vapore, i boccali di birra e le locandiere innamorate del misterioso straniero dall'aria triste): appunto il ragazzo Edgar Allan Poe. Sua, in effetti, la prima deduzione relativa alla reale natura del frammento stretto tra le dita di Fry, e suoi i tentativi di carpire informazioni ai compagni nel corso delle serate di bevute in accademia. Irretito dal fascino di Lea Marquis, Poe appare tuttavia sollecito del benessere di lei e quindi giocoforza in un ruolo di retroguardia rispetto alla direzione impressa alle indagini da Landor, che sospetta della famiglia e in particolare dei due ragazzi: è lo stesso dottore, d'altronde, a confessargli, in un drammatico confronto, d'aver a suo tempo tentato il ricorso alla magia nera per liberare la figlia dal morbo che l'affligge (delle violentissime convulsioni) e che potrebbe in breve tempo portarla a morte. 

Christian Bale e Harry Melling in una scena del film

Del resto tra gli austeri ritratti di famiglia, appesi un po' ovunque nella grande casa sepolta dalla neve, troneggia anche quello d'una sorta di negromante, a suo tempo protagonista di confidenziali rapporti col Maligno: retaggio quindi ancora tangibile nella quotidianità dei Marquis e che potrebbe aver indotto, oltre all'anziano dottore, anche i due giovani eredi ad attingere a quell'oscuro patrimonio sapienziale, per opporsi al destino di morte scritto per la ragazza.
La profonda inquietudine del padre di Lea riecheggia dolorosamente nel cuore dello stesso Landor: rimasto vedovo, quest'ultimo viveva infatti con l'amatissima figlia Mathilda, fuggita di casa - forse con un innamorato - e mai più tornata...
Il film di Cooper si avvale in primis della struggente fotografia del giapponese Masanobu Takayanagi: i campi lunghi dei cadetti in giubba turchina che si stagliano sul profilo nevoso delle montagne, gli alberi dai rami scheletriti nell'azzurro cupo del cielo, le vecchie case assediate dalla solitudine, le taverne fumose, i pesanti arredi vittoriani in carta e velluto (fragili, così fragili, in realtà, di fronte alla furia silenziosa e fulminea del fuoco), le dame avvolte in pizzi e nastri che incedono malsicure nella neve... Ma complessivamente appare non del tutto riuscito: la trama, frutto d'una sceneggiatura da più parti definita pigra, oscilla a volte in modo quasi stridente tra la tentazione del mystery di matrice compiutamente esoterica e quelle d'uno scioglimento nei canoni del tradizionale whodunit, e la regia è affetta da aritmia, accollando all'affaticato spettatore una serie di passaggi frettolosi a dispetto dei 128 minuti di girato. 
Comunque d'effetto anche i costumi a firma di Kasia Walicka-Maimone, pur divisi tra l'attrazione per l'apertamente eccentrico - il bizzarro cuffione a manica di vento della signora Marquis regala al primo incontro di lei con un perplesso Landor il fascino attonito degli incontri che si fanno in sogno - e il sensualmente geometrico, del resto anch'esso virato sul surrealismo praticante: il cappottone a campana di Lea, bordato di pelliccia, che la fa somigliare a una di quelle campanelle di bronzo a forma di damine che cominciano a diventar di moda più o meno a quest'epoca; e le gigantesche maniche a sbuffo del suo abito da sera, che la trasformano per qualche ora in un'Alice che per una volta abbia avuto agio di mettersi in ghingheri per il Tè del Cappellaio.

Lucy Boynton nel ruolo di Lea Marquis

Molto riuscito anche l'Augustus Landor di Christian Bale (che comincia a somigliare un po' a Sean Connery), perfetto nei suoi mezzi sorrisi, nello sguardo stanco, e nelle pigre confidenze alla locandiera con cui divide le notti (Charlotte Gainsbourg); e buona la stralunata interpretazione di Melling, negli scomodi panni di un giovane poeta di stanza in un'accademia militare. Cantilenante e querula il giusto, poi, la Julia Marquis di Gillian Anderson, sebbene la sua esplosione d'isterismo alla cena di famiglia - penalizzata forse da un montaggio che le ha sottratto spazio, impedendole di raggiungere il giusto acme? - giunga davvero troppo improvvisa. Sinistro come di consueto, poi, il dottor Marquis confezionato da Toby Jones, che tuttavia impreziosisce il personaggio del detestabile dottore dai molti segreti d'una vena di accorato turbamento di fronte all'inarrestabile deriva della propria famiglia (le famiglie disfunzionali, tema caro al regista); e, seppur decisamente in un ruolo minore, efficace la prova della Gainsbourg. 

 Gillian Anderson nel ruolo di Julia Marquis

Condividi su
Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

Articoli correlati

Seguici

Contattaci

Temi

Contattaci

  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


©2021 Massi Dicle. All rights reserved.
Privacy & Cookie policy.
Powered by microcreations.it