Luce nella notte (copertina)

Referenze

Luce della notte

| Paola Rocco

Chiara Leban ha nove anni e vive nell'ombra: il sole che è vita per tutte le piante giovani lei può solo spiarlo di nascosto mentre si tuffa dietro le montagne o disegnarne l'assenza nel cielo notturno. Patologicamente sensibile alla sua luce (che può arrivare a ucciderla), Chiara ha una malattia genetica che la condanna al buio, ma è una patologia sociale che l'ha consegnata alla solitudine.
I compagni di scuola - e i loro genitori - non vogliono aver niente a che fare con quel vampiro dalla pelle bianca come la neve: chissà, il suo disturbo potrebbe esser contagioso. 
Così Chiara vive sola con mamma e papà: la casetta a un passo dal bosco sui monti della Carnia è una torre incantata che custodisce con rigore la sua principessa. Che tuttavia nel sonno ogni notte se ne allontana, inoltrandosi in un bosco estraneo e familiare a un tempo come spesso accade nei sogni. 
Fino a un albero spoglio con un segreto sepolto tra le radici: un bimbo racchiuso nel grembo della terra, un piccolo cuore pulsante che chiede d'esser restituito alla luce.
Incapace di spegnere l'angoscia della figlia, che difende la realtà dell'incubo e non fa che tormentarsi per il bambino nascosto nel bosco, la signora Leban chiede aiuto a Teresa Battaglia: un commissario di cui ha già sentito parlare come di un poliziotto per così dire atipico, capace, forse, d'ascoltare e prendere sul serio anche i brutti sogni di una ragazzina troppo sola. E di inoltrarsi pure lei da sola o quasi in quella che sembra un'impresa insensata: come si può pensare d'indagare su un sogno? 
Persuasa fin da subito che il cuore bambino di Chiara abbia visto o sentito o forse solo percepito qualcosa di spaventoso, è tuttavia proprio questo che farà il commissario Battaglia col suo fedele luogotenente, il giovane ispettore Massimo Marini. Portando alla luce dopo decenni di silenzio una storia terribile che affonda le sue radici negli anni immediatamente successivi al crollo dell'Unione sovietica, con la guerra nell'ex Jugoslavia dei campi di concentramento e della pulizia etnica. 
E con la fuga disperata dei profughi dal Montenegro nella vicina Carnia - terra natale di Ilaria Tuti e sfondo di questa e di altre storie dell'autrice - e quelle luci che danzano veloci nei boschi immersi nel buio, terrorizzando i locali e suscitando ingenue fantasie d'invasioni aliene. 
Mentre, nell'ombra, c'è chi fa soldi sulla pelle di chi non ha più nulla, con l'indifferenza e il pregiudizio altrui come maligni compagni di strada...

Nuova avventura per Teresa Battaglia, il commissario nato dalla penna della Tuti già protagonista di Fiori sopra l'inferno e Ninfa dormiente, Luce della notte è un libro fatto di momenti fragili e decisivi come d'altronde spesso gli istanti che compongono il filo di un'esistenza. La prima visita dai Leban dei due detective, con quel giovane uomo taciturno, il papà di Chiara, che continua a spaccar legna senza aprir bocca e la tazza di tè che la mamma manda in frantumi sul tappeto; le pareti piene di colori - su una persino un arcobaleno - nella casa della ragazzina che non potrà mai vedere il sole; il commissario che durante l'incontro con la piccola, rannicchiata dietro la schiena della madre in quello che sembra un irrimediabile rifiuto a fidarsi ancora di qualcuno, adocchia una chitarra in un angolo. E comincia a suonar le prime note d'una canzone che prenderà per mano sia lei che la bambina...
E poi il disegno - un albero con mezzaluna e stella incisi sul tronco - che vola giù dalla finestra ai piedi di Teresa e dell'ispettore dopo quel silenzio ostinato che li ha convinti a andarsene: disegno che si fa messaggio in codice, mappa d'un tesoro che aspetta d'esser rintracciato. 
Col conseguente, ostinato vagare dei due nel freddo intenso, le scarpe che sprofondano nel fango e il sole che si spegne dietro le montagne, alla ricerca dell'albero indicato da Chiara nel bosco che cinge la casa: chiaramente un'acacia, non vede che ha le spine, taglia corto lei alle esitazioni di lui (che scrutando imperturbabile il foglietto commenta: Sono un ragazzo di città). 
E Chiara che vola sull'altalena nella luce del crepuscolo, sulle spalle un paio d'ali rosa e il viso dipinto d'oro e di verde come quel cucciolo di drago di cui le ha parlato il commissario; l'ispettore Marini che viola la solitudine di Teresa, entrandole in casa con disinvoltura e mettendosi persino ai fornelli mentre lei, testarda e inquieta, non fa che chiedersi come buttarlo fuori il prima possibile; lo scialle gettato sulle spalle della Battaglia dalla profuga kossovara, abbraccio simbolico, inclusione in un cerchio di fiducia brutalmente lacerato un tempo e riannodato ora da quest'appassionata ricerca di ciò che è andato perso. E ancora, il lento abbraccio finale tra Teresa e il giovane ispettore che ballano insieme, col respiro trattenuto di lui e l'ironia difensiva di lei... 
Teresa che ha più di cinquant'anni e un corpo che non le risponde più come un tempo, Teresa diabetica, sovrappeso e spossata dalla guerra quotidiana con i ricordi. Teresa che è attenta, generosa, testarda, disillusa: capace di bucare in pochi istanti il guscio di diffidenza che imprigiona una bimba infelice, ma non di accogliere senza disagio in casa un collega di lavoro. 
Teresa che ogni giorno combatte una solitaria battaglia con sé stessa: i biglietti sparsi per casa a ricordarle impegni che l'Alzheimer incipiente fa scorrer via come sabbia tra le dita, le caramelle alla frutta per togliersi la voglia di dolce senza sfidar troppo il diabete, il peso degli anni che passano e quel dolore antico piazzato in mezzo al petto. 
E quella dote nativa, quel regalo delle fate intorno alla culla che l'ha fatta diventare ciò che forse è sempre stata: un essere dotato di antenne in grado di captare i battiti del cuore e della mente altrui, varcando il muro di diffidenza che quasi sempre circonda chi ha troppo sofferto e facendosene interprete. L'empatia che in passato le ha permesso di salvare i bambini in pericolo nella foresta di Trevanì è la stessa che anche stavolta le consentirà d'aiutare chi ha ormai rinunciato a parlare. 
Il commissario Battaglia e l'ispettore Marini (tra parentesi davvero un bel tipo, raziocinante e cavalleresco, con un passato oscuro al punto giusto e una mente aperta alle infinite variabili del caso) sono una coppia inedita nel panorama giallistico italiano di oggi.

Luce della notte

di Ilaria Tuti
Longanesi (2021)



Condividi su
Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

Articoli correlati

Seguici

Contattaci

Temi

Contattaci

  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


©2021 Massi Dicle. All rights reserved.
Privacy & Cookie policy.
Powered by microcreations.it