Caccia al ladro, tra libro e film

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Caccia al ladro, tra libro e film

| Paola Rocco

Riciclatosi come proprietario terriero nel sud della Francia, l'ex malvivente John Robie, detto il Gatto per la destrezza felina con cui una decina d'anni prima metteva a segno i suoi furti di gioielli, vede la propria tranquilla esistenza insidiata e sconvolta dall'improvviso ripetersi di quegli stessi furti che ne hanno determinato la condanna al carcere. Condanna poi commutata in una sorta di libertà vigilata grazie alla gloria conseguita tra le file della Resistenza da lui e dagli altri membri della vecchia banda.

Costretto a una fuga precipitosa dall'arrivo della polizia, Robie raggiunge quindi sotto falso nome l'Hotel Midi di Cannes, dove cercherà di metter le mani sul misterioso emulatore con l'aiuto degli ex colleghi - ancora adesso a vario titolo al soldo del capo della banda, l'affabile Bellini - e dell'angustiato Hughson, l'assicuratore: che agisce per conto dei Lloyd's di Londra e spera, aiutando il Gatto, di consegnare alla giustizia il vero autore dei furti che stanno mettendo in difficoltà la sua compagnia. 

A Cannes Robie conosce la giovane Danielle, ex ballerina che dietro compenso accetta di fargli compagnia durante le serate al Casinò, e viene presentato alla facoltosa vedova Stevens e a sua figlia, la capricciosa Francie, che ne scopre quasi subito la reale identità. Circostanza allarmante che tuttavia non prelude all'arresto immediato dell'uomo: Francie, infatti, intende trarre dalla situazione tutto lo svago possibile e non esita a offrirsi a Robie come complice...

Comincia così Caccia al ladro (To Catch a Thief), splendido giallo del '52 firmato da David Dodge. Uscito nel gennaio scorso per TimeCrime (costola noir del Gruppo Editoriale Fanucci), che con questo romanzo inaugura la sua Piccola Biblioteca del Crimine dedicata ai gialli d'epoca, a tre anni dall'uscita To Catch a Thief fu portato sullo schermo da Alfred Hitchcock, che s'innamorò della storia regalando al suo autore, oltre a moltissimo denaro per la prima volta in vita sua, anche una certa notorietà. Con il nome sul manifesto che potevi leggere alla fine senza alcun problema mettendo la faccia molto vicina e avendo un'ottima luce (D. Dodge, The Rich Man's Guide to the Riviera, dall'introduzione di Randal S. Brandt preposta all'edizione TimeCrime).

Notevoli, e di diverso spessore, le differenze tra libro e film. Intanto la giovane Danielle, ex ballerina dal difficile passato nel primo (impegnata da Robie appunto come accompagnatrice per le serate al Casinò), nel film diventa la rancorosa figlia di un vecchio collega del Gatto. Più volte sottolineato, il risentimento della ragazza nei confronti di Robie - Cary Grant, come sempre doppiato per noi da Gualtiero De Angelis - fornirà lo spunto centrale per la rimodulazione della trama, in sintonia col diverso scioglimento adottato da Hitch rispetto al finale assolutorio di Dodge: che vede il Gatto, impietosito dai tristi trascorsi della giovane donna, dopo averla scoperta e catturata adoperarsi per sottrarla alla giustizia, favorendo l'unione tra lei e l'amico Paul, il facoltoso vedovo della villa accanto (che non sopravvive al passaggio sul grande schermo, come non pochi altri personaggi del libro). 

Uno scioglimento, questo di Dodge, perfettamente in carattere con personalità e vissuto dei protagonisti (Robie ha avuto anche lui un passato complicato che ne esaspera l'atteggiamento protettivo verso la piccola Danielle, la ragazzina sola al mondo), ma un po' in sordina rispetto allo spettacolare equivalente cinematografico: con la confessione urlata tra i singhiozzi dalla ragazza sospesa nel vuoto mentre il Gatto, a sua volta in precario equilibrio sul bordo della grondaia, la tiene per i polsi e i gioielli rubati precipitano al suolo trenta metri più giù. 

Al soldo di Bertani - il Bellini del libro - come suo padre e tutti gli altri componenti della banda (scappati di prigione alla fine della guerra e poi entrati nella Resistenza, sottintesa motivazione della libertà vigilata tacitamente accordatagli a conflitto concluso), Danielle era quindi la materiale esecutrice dell'inquietante sequenza di furti in stile che ha tenuto in scacco per mesi l'ispettore Lepic (Renée Blancard) e i suoi: focalizzando appunto sul capro espiatorio Robie la rinnovata attenzione della polizia. 

Che appunto su quest'uomo dello schermo ha fin da subito concentrato le ricerche, mentre Bertani e i suoi procedevano più o meno indisturbati nella loro attività criminosa conducendo intanto con lo stesso Robie uno stupendo doppio bluff: e cioè offrendogli la propria collaborazione nel tentativo di salvarsi dalla prigione (individuando e consegnando alla polizia il misterioso emulatore), mentre di fatto continuavano a rubare alla sua maniera, condannandolo...

Tra l'altro nel film l'emozionante epilogo del ballo in maschera vede una centrale Frances Stevens - Grace Kelly, setosamente doppiata in italiano da Rina Morelli - pronta a una cruciale complicità (quel lunghissimo ballo sulla mattonella col servitore dal volto coperto): complicità che nel libro va in parte perduta, con Francie chiusa in camera col mal di capo mentre gli eventi precipitano verso il finale.

Inoltre, nel romanzo Robie e la giovane ereditiera non si scambiano neppure un bacio, benché a un certo punto li accolga da soli una camera da letto immersa nel buio, mentre in Hitch i due si baciano già la prima sera, con la Kelly che cinge senz'altro la nuca di Grant per poi svanire dietro la porta chiusa della stanza 623; e ancora la sera dei fuochi d'artificio e durante la colazione al sacco a bordo della spider. 

Caccia al ladro, tra libro e film

Descritta da Dodge come un tipo irlandese, occhi blu capelli neri (“Aveva una graziosa silhouette e il tipo di fascino irlandese che si associa a occhi azzurri, pelle chiara e capigliatura scura...”), sul grande schermo la Stevens ha appunto gli occhi blu e il volto scolpito di una biondissima Kelly, quasi sempre in haut couture monocromo: dalla tunichetta color del cielo della prima sera al tenero rosa cipria della mattina del picnic, con l'abito lungo e bianco della notte dei fuochi, fino all'asburgica palandrana d'oro del ballo in maschera a villa Sanford (a tema vagamente settecentesco nel film e genericamente mitologico nel libro, coi padroni di casa nei panni di Giove e Giunone). 

Ballo in maschera dove intanto Danielle, splendente Colombina in bianco e nero, è all'apparenza impegnata a servire gli ospiti ma di fatto sta solo aspettando il momento d'entrare in scena.

Serata clou nella trasposizione hitchcockiana cui nel libro come già accennato l'addolorata Francie - invaghitasi di Robie e persuasa che l'uomo stia per tagliare la corda, abbandonandola - non partecipa, seppellendosi in camera con l'esile scusa di un terribile mal di testa mentre al di là della porta si consuma il dramma finale: scelta autoriale che il regista trasformerà nel passaggio sul grande schermo. 

Programmaticamente il meno riuscito tra quanti indossati fin qui - in accordo col mood della serata, campionato mondiale del cattivo gusto voluto (N. Bruzzone, V. Caprara, I film di Alfred Hitchcock) - l'abito color del sole alla Pelle d'Asino è anche il solo che la Kelly indossi in due situazioni diverse, appunto la sera del ballo a villa Sanford e ancora il giorno dopo, sulla veranda a casa di Robie, dove la giovane s'è precipitata subito dopo l'arresto di Danielle: senza, quindi, avere il tempo di cambiarsi per l'occasione come ha sempre fatto finora (quegli abiti ogni volta diversi indossati per comparire, per scendere in campo, falsamente arrendevoli armature di velo e stoffa). 

Spettinata, pallida e col vestito del giorno prima, Frances è quindi finalmente soltanto sé stessa: maschere o corazze, all'apparenza, non le servono più. Attenzione, però, perché pur nel suo disarmato e disarmante candore di donzella innamorata, l'ultima zampata è ancora sua: con quelle parole sospirate all'orecchio di un allarmatissimo Gatto, finora forse troppo a suo agio nel ruolo del navigato seduttore (“A mamàn piacerà vivere qui...”).  

Sul grande schermo è poi poco più che una comparsa il bagnino Claude (Roland Lesaffre), il non troppo sveglio innamorato di Danielle che nel libro ha invece un ruolo abbastanza disteso, con la gelosia per la ragazza e quel fisico da atleta che per un po' indurrà Robie a considerarlo un possibile autore dei furti in stile. E soprattutto scompare il complicato rituale del camuffamento a colpi di solette ortopediche e panciotti imbottiti, che nel libro contribuisce a creare la perfetta illusione di un uomo di mezz'età con una certa lassità fisica

Funzionale alla cruciale esigenza di confondersi con l'anonima folla di turisti a spasso per la Croisette, il travestimento operato dall'ex collega Jean-Pierre sull'aitante  trentacinquenne Robie - tramutato nel giro di tre giorni in un uomo stempiato e appesantito che gli agenti di ronda, muniti d'una foto del Gatto scattata una decina d'anni prima, non degneranno di uno sguardo - contribuisce però a stemperare la tensione erotica tra l'uomo e la giovane Stevens: tensione esaltata nel film dal fascino maturo di un Grant abbronzato dal sole della Riviera, in accordo col suo nuovo status di coltivatore diretto. 

Anch'io lavoro, Danielle, vendo vino e fiori” la replica stizzita dell'uomo alle parole della ragazza, che sottolinea la sospetta agiatezza dell'ex Gatto, mentre tutti gli altri membri della banda, suo padre compreso, campano la vita stipendiati da Bertani nel ristorante messo su alla fine della guerra.

Hitch riduce poi sensibilmente anche la romanzesca descrizione degli appostamenti fuori dalle ville delle potenziali vittime del nuovo Gatto da parte degli ex componenti della banda: che, nel complesso conniventi e solidali nel libro, nel film appaiono invece apertamente ostili a Robie (quell'uovo lanciato contro il vetro da cui John sta occhieggiando nella cucina...) e sotterraneamente orientati alla sua rovina. 

Assente, tra gli altri, pure il personaggio dello Zingaro, il rissoso malvivente sorpreso con le mani nel sacco, che quindi non può fungere da temporaneo capro espiatorio per la polizia in difficoltà (come nel libro); al pari di quello dell'amico di John, Paul, col suo rimpianto per la moglie morta e l'improvvisa attrazione per la somigliantissima Danielle: attrazione che nel romanzo darà poi luogo al salvifico epilogo matrimoniale. 

Nella trasposizione hitchcockiana l'affollatissimo romanzo di Dodge subisce insomma un drastico decremento demografico: sopravvivono in tutto una decina di personaggi, e compare un gattino nero, manifesto pubblicitario acciambellato sui cuscini a casa di John Robie. 

E a restare ucciso al posto dello Zingaro durante un tentativo di furto sarà lo stesso Foussard, il padre di Danielle: un segaligno Jean Martinelli (maschera accentuatamente teatrale, in smoking di servizio e tempie d'argento). Inasprendo quindi la rabbia e il desiderio di vendetta della ragazza: con quel confronto al cimitero durante il funerale del padre da cui Robie sarà costretto a allontanarsi. Soppressi i chili di troppo e la copiosa sudorazione (fin troppo diffusamente sottolineata da Dodge), nel film Charles Vanel è appunto un efficace Bertani: un po' meno confidente e sollecito rispetto al personaggio letterario, in sintonia con la rimodulazione della trama.

Non molto incisiva nel romanzo, dove appare poco più che la classica vedova del petrolio troppo espansiva, la signora Jessie Stevens - Maude nel libro - diventa poi la simpatica e maliziosa mamàn del film: protagonista, oltre che di un'immediata, disinvolta complicità con l'ex Gatto, dei divertenti battibecchi con la contegnosa Frances, quella madonnina infilzata della figlia (splendidamente sceneggiati da John Michael Hayes su soggetto dello stesso Dodge). Al cui riguardo Jessie sembra condividere l'opinione di Robie circa l'opportunità di un'immediata e rivitalizzante luna di miele: “Vi occorrono dieci giorni in viaggio di nozze con un vero uomo...” (tra parentesi, la dichiarazione d'intenti di Robie alla cristallizzata Frances ricorda un po' quella di Rhett Butler alla riottosa Rossella: “Avete sposato un ragazzo e un vecchio. Perché non provate con uno dell'età giusta, per una volta?”). 

A Jessie - che nessuno chiama più così: ormai sono solo la mamma o la signora Stevens... - manca il marito, l'astuto e non troppo onesto Geremia, che se n'è andato per sempre a un passo dalla scoperta di quella decina di pozzi di petrolio nel cortile sul retro che ha ribaltato per sempre l'esistenza di moglie e figlia. Costringendo la prima, pur volitiva e radicata, a mettere in campo tutto quel posticcio armamentario di sfarzosi gioielli e puntate in Costa Azzurra per far sì che la seconda non si vergogni di me... o non si vergogni troppo

Sul grande schermo la vedova Stevens è interpretata da un'irresistibile Jessie Royce Landis (per noi con la voce di Tina Lattanzi): che l'anno dopo sarà ancora al fianco della Kelly ne Il cigno di Charles Vidor, prima d'esser nuovamente diretta da Hitch nel '59 in Intrigo internazionale

E naturalmente appare del tutto diversa la piccola Danielle, che nel passaggio dal romanzo allo schermo perde un po' del suo cinismo ingenuo - quel futuro marito che deve possedere cervello... o denaro. Noi francesi sappiamo adattarci - e acquisisce nuove motivazioni. E ancora scompare, o comunque risulta significativamente ridimensionato, lo sfondo del Casinò, dove Robie s'impegna quasi tutte le sere a tener d'occhio le matrone ingioiellate per valutarne l'appetibilità nell'ottica del falso Gatto. 

Descritta come incantevole nel libro (“Poteva avere diciannove o vent'anni ed era graziosa come un fiore. Aveva il nasino dritto e il viso a forma di cuore comune a molte ragazze francesi, la fronte spaziosa che si assottigliava verso la bocca delicata e il mento. Aveva i capelli ricci, arruffati e biondi, il corpo da adolescente, snello e con il seno appena pronunciato. L'incarnato bronzo dorato per l'esposizione al sole...”), nel film la villanella Danielle ha il fisico snodato e il volto un po' legnoso di Brigitte Auber (che Hitch disse d'aver scelto per la salda muscolatura in grado di supportarla nelle scene tra i comignoli, senza sapere che la giovane attrice tra un film e l'altro faceva davvero l'acrobata): sul cui fascino casereccio e un po' rustico il fulgido profilo e lo charme cosmopolita della Stevens risaltano ancor più nitidamente.

Assenti nel film anche i molteplici e irrilevanti accompagnatori della capricciosa ereditiera; e sullo schermo è lei a condurre la spider blu zaffiro per i tornanti della Costa Azzurra - le corse lungo la corniche come già in Rebecca, la prima moglie - e non il taciturno tassista della banda, come nel romanzo di Dodge. E mentre all'inizio del libro Robie si darà alla fuga alla sola vista delle auto della polizia che risalgono la collina, nel film l'ex Gatto verrà effettivamente raggiunto a casa dall'ispettore Lepic e sparirà poi per i tetti approfittando del diversivo messo in atto dalla fedele Germaine, la cuoca (Georgette Anys): partita sgommando a bordo dell'auto padronale per farsi poi sorprendere a rifornir la dispensa nel vicino mercato di frutta e verdura... 

Una volta svaniti i poliziotti all'inutile inseguimento di Germaine, sia nel film che nel libro Robie fuggirà poi in autobus. Circostanza che nel romanzo registra il primo incontro tra lui e l'irrequieta Francie, disimpegnatasi grazie ai mezzi pubblici dall'indesiderata compagnia di un sospetto cacciatore di dote e individuata all'istante dal Gatto come “assolutamente fuori posto su quella carcassa... Indossava un abito da sera lungo, raffinato, sandali con il tacco a spillo, un mantello di pelliccia... Conosceva bene quel tipo di donna, conoscerlo faceva parte del suo lavoro. Ragazze di quel genere non giravano in autobus”. 

Nel film invece la Stevens scorge per la prima volta l'uomo sulla spiaggia dell'Hotel Carlton/Midi - nel libro, la stessa dove lei gli svelerà a bruciapelo d'averlo riconosciuto - registrando il suo allontanarsi a nuoto dal motoscafo guidato da Danielle e venendogli poi formalmente presentata dall'assicuratore Hughson, angelo custode dei gioielli materni: un azzimato John Williams, anche lui vecchia conoscenza hitchcockiana (è l'ispettore che salva la Kelly dal patibolo ne Il delitto perfetto). Che appunto spera, aiutando Robie a entrare in contatto con una delle potenziali vittime, di poter mettere le mani sul vero autore dei furti.

Tra l'altro sull'autobus un perplesso Grant si ritroverà seduto tra lo stesso Hitch, protagonista di una delle sue consuete apparizioni, e una vecchietta frusta con in grembo due pappagallini in una gabbietta... 

Caccia al ladro, tra libro e film


 

Caccia al ladro

Di David Dodge
TimeCrime (2021)

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Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

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