Jacaranda

Referenze

La storia degli alberi

| Paola Rocco

Qual è l'albero più vecchio del mondo? Che cosa significa l'espressione Purple panic? E cos'è il fico strangolatore? Un viaggio ricco di aneddoti, curiosità e folclore nell'universo vegetale che ha cambiato il nostro modo di vivere

Principesse. La paulonia, coltivata da millenni in Giappone dov'è nota come kiri (o albero della principessa). Un tempo c'era l'usanza di piantarne una alla nascita di una bambina: l'albero cresceva insieme a lei “e veniva tagliato in previsione del suo matrimonio, per ricavarne gli oggetti in legno della dote. Il giorno delle nozze, i genitori regalavano alla ragazza una cassapanca fatta col suo legno di kiri personale, dove riporre il kimono e gli altri abiti eleganti”.

Abbracci. “Dormi: ti cingerò con le mie braccia […] e così l'edera inanella i rugosi diti dell'olmo”. (Shakespeare, Sogno di una notte di mezza estate, Atto IV, scena I).

Sacerdotesse. Le foglie sempreverdi dell'alloro, ottime sia fresche che essiccate (queste ultime hanno un gusto leggermente pepato): nell'antica Grecia le sacerdotesse usavano piluccarle prima di predire il futuro, sfruttandone le proprietà blandamente narcotiche per raggiungere lo stato di trance indispensabile ai vaticini. 

Semi/1. Tostati, dolci o salati, i semi del gingko biloba sono una presenza frequente nei bar del Giappone, perché si ritiene possano combattere gli effetti dell'alcol. Vanno però consumati a piccole dosi, in quanto contengono pericolose neurotossine.

Ginkgo-biloba

Castighi. Tormentato dai rimorsi, dopo aver ucciso la moglie in un accesso d'ira Nerone ordinò che le sue scorte di cannella fossero date alle fiamme.

L'albero più vecchio del mondo/1. Il pino dai coni setolosi ubicato in un luogo segreto delle White Mountains, in California: sebbene non tutti gli studiosi siano d'accordo, si ritiene possa avere 5.068 anni (calcoli che, se esatti, lo renderebbero l'albero più vecchio del nostro pianeta).
Negli Stati Uniti è invece ancora possibile visitare un esemplare spuntato ben 9 mila anni fa: ormai morto ma tuttora in piedi, è basso, tozzo e tinto d'un vago color argento, sbiancato dal vento d'alta quota. Scoperti nel Gran Bacino degli Stati Uniti occidentali verso la fine dell'ultima era glaciale (intorno al 12.000 avanti Cristo), i pini dai coni setolosi - che poi sarebbero i coni femminili, color viola carico e appunto coperti di setole - crescono lentissimamente, senza riuscire a produrre un anello di crescita se non dopo diversi anni. Il risultato è un legno duro, compatto e praticamente invulnerabile a parassiti, malattie e clima rigido; particolarmente longevi pure gli aghi verdi, che rimangono sui rami anche quarant'anni prima di cadere. Gli anelli di crescita di quest'albero si sono rivelati preziosi per la messa a punto delle tecniche di datazione mediante carbonio, oltre a fornire informazioni sul clima di migliaia di anni fa, contribuendo alla ricerca sulle variazioni climatiche.

L'albero più vecchio del mondo/2. Il tasso di 5.063 anni del cimitero gallese di St Cynog, a Defynnog (Powys): 500 anni prima della costruzione della Grande Piramide di Giza era già un alberello. Ha invece 400 mila anni il più antico manufatto in legno di tasso: noto come punta di lancia di Clacton e recuperato da un sedimento paleolitico nell'omonima città a nordest di Londra, è oggi il più antico esempio di oggetto lavorato in legno del mondo. 

Il tasso di Powys

Sostituzioni. Simbolo di morte per le antiche civiltà mediterranee, nel Riccardo II di Shakespeare il tasso è doppiamente mortifero, in quanto tossico quasi in ogni sua parte e in quanto col suo legno venivano realizzati le lance e gli archi per la guerra. Non a caso i tassi abbondano nei cimiteri, storicamente precedendo, in molti casi, la costruzione delle chiese perché i primi cristiani erano soliti rimodulare in chiave appunto cristiana siti, simboli e festività di origine druidica o celtica: così, ad esempio, la domenica delle Palme si usavano talvolta rami di tasso al posto di quelli d'ulivo.

Discriminazioni. Il legno di bosso, così denso che non galleggia e quindi assente da qualsiasi tipo di canzone marinara (a differenza ad esempio della quercia, protagonista, con Hearts of Oak, addirittura dell'inno della marina britannica). 

Apparenze. Nel film di James Bond Agente 007 licenza di uccidere (Dr No), Ursula Andress esce dalla spuma del mare cantando Underneath the mango tree, canzone calypso scritta da Monty Norman. In realtà, a cantarla era la moglie di Norman, Diana Coupland.

Barche. Il legno di teak, particolarmente ricercato per la sua robustezza e da sempre utilizzato dai cinesi per costruire barche (tra l'altro il teak non teme l'attacco delle teredini, molluschi distruttori del fasciame e delle sartie). I cinesi lo chiamavano legno di ferro e avevano scoperto che seppellendolo nel terreno per alcuni anni ne rafforzavano le caratteristiche: “Il legno così trattato veniva utilizzato per fabbricare giunche pressoché indistruttibili: quando una chiglia di teak si scontra con una in acciaio, spesso è quest'ultima a subire i danni maggiori”.

Flotte. La prima flotta dell'antico Egitto, messa su dal faraone Sahura con 80 mila misure di mirra prelevate da una spedizione inviata a questo scopo nella regione di Punt (forse a sudovest dell'attuale Egitto), terra leggendaria che abbondava in oro, ebano, avorio e, appunto, mirra.

Pescatori. Le noci del noce delle Molucche, masticate dai pescatori e poi sputate in mare (o meglio, i pescatori sputano in mare l'impasto oleoso che ne deriva), spezzando la tensione superficiale dell'acqua e riducendone i riflessi in modo da distinguere meglio i pesci sotto la superficie.

Burle. Il Diospyros kaki (o loto del Giappone), detto il frutto degli dèi: in greco antico Diospyros significa infatti grano divino. Oggi i frutti, simili a piccole palle da tennis arancioni con una coroncina a un'estremità, vengono usati per torte, budini e gelati ma anche per giocare uno scherzo curioso: “A chi abita nel Sud degli Stati Uniti piace indurre gli ignari ad assaggiare il frutto non ancora maturo, terribilmente allappante per la presenza di tannino”.

Depistaggi. La cannella, estratta da foglie e corteccia del Cinnamomum verum e utilizzata per migliaia di anni come spezia preziosa dai popoli del Mediterraneo e non: “Gli Egizi la importavano già nel 2000 a. C. La terra dei faraoni era posta al crocevia dell'antica rotta delle spezie e, con l'aumentare della domanda, i mercanti arabi si diedero da fare per mantenere il controllo d'un commercio tanto redditizio” (per Plinio il Vecchio, 350 grammi di cannella erano pari a cinque chili d'argento), riuscendoci così bene che per secoli il mondo occidentale ignorò da dove provenisse la cannella. Erodoto, ad esempio, pensava che a produrla fosse un uccello, e circa mille anni dopo ai crociati fu dato a intendere che veniva da un pesce.

Monopoli/1. Scoperta una coltura di cannella lungo la costa indiana, nel '600 gli olandesi coprirono d'oro il sovrano locale perché smettesse di produrla e consentisse loro d'assicurarsene il monopolio.

La cannella

Monopoli/2. I rami degli alberi di ulivo, ancora oggi in Palestina di proprietà ciascuno d'un membro diverso della stessa famiglia, che può disporre in esclusiva dei frutti prodotti dal suo ramo.

Monopoli/3. Fu Cristoforo Colombo nel 1502 a introdurre in Spagna i semi di cacao. Qualche anno dopo i conquistadores arrivarono in Messico, aggiudicandosi il monopolio del frutto, ma nel 1634 gli olandesi riuscirono a rubare un po' di semi, poi interrati con successo nelle loro piantagioni di Ceylon.

Mosche. Di un bianco che dà nel rosa, i fiori dell'albero del cacao vengono impollinati da una minuscola mosca.

Vespe. I fiori dell'albero di fico, invisibili in quanto si formano all'interno del frutto (i fichi che crescono allo stato selvatico vengono impollinati dalla Blastophaga psenes, una piccola vespa che alla fine muore anch'essa dentro il frutto, dove un enzima, la ficina, la scompone in proteina). 

Calvizie. Per gli antichi Greci, la nocciola era dotata di virtù terapeutiche e si pensava potesse curare una varietà di disturbi, dal raffreddore comune alla calvizie.

Mandorle/1. Nella tomba di Tutankhamon, tra migliaia di altre cose che avrebbero potuto tornar utili al re nell'aldilà, c'erano anche delle mandorle (oltre a una ricca scorta di fichi del sicomoro, ammassati insieme a altre leccornie in bei cesti finemente intrecciati).

Mele/1. Gli anelli di mele essiccate, infilati su un cordino e adagiati su piccoli piatti nella tomba della regina Puabi a Ur, vicino all'attuale Nassiriya.

Mandorle/2. Intere, salate, tostate o pelate, le mandorle hanno un'infinità di applicazioni in cucina. Detti mbla, i confetti alla mandorla sono tra i dolciumi più diffusi in Medio Oriente, dove simboleggiano l'amaro della vita temperato dal dolce dell'amore.

Mele/2. Una melagrana, un fico, una carruba, un limone, una pera, un fungo: questa la lista dei sospetti - tra gli altri - per quel che riguarda l'esatta natura del frutto proibito dell'Eden, comunemente identificato con una mela (ma per esempio nel Libro di Enoch s'insinua fosse un tamarindo). Forse le accuse al melo sono frutto di un fraintendimento verbale, perché in latino malum significa sia mela che male.

Sicomori. In un passo del Vangelo di Luca, per veder passare Gesù Zaccheo il pubblicano si arrampica su un albero di sicomoro.

Mummie. L'automummificazione a base di tè alla lacca sperimentata nell'isola di Honshu, in Giappone, da una piccola scuola di monaci buddisti, tra l'XI e il XII secolo: dopo aver praticato per sei anni una dieta speciale, l'aspirante mummia si beveva un tè (l'urushi) estratto dall'albero della lacca (detto anche albero della vernice) che lo avvelenava, conservandone però il corpo. Sigillato in una tomba con un condotto per respirare, il monaco attendeva la morte nella posizione del loto, e quando spirava la tomba veniva chiusa per mille giorni, dopodiché gli altri monaci andavano a spostare il cadavere, e se lo trovavano ancora nella posizione del loto la mummificazione poteva dirsi riuscita. A quel punto i resti venivano considerati sacri.

Teschi. Una delle più importanti opere d'arte realizzate in legno di sandalo - originario dell'India del Sud, dove il suo olio essenziale viene utilizzato da 4 mila anni - è stata scoperta in un forziere di pietra sepolto sotto il grande Tempio Bao'an di Nanchino (Cina): elaborato stupa (raffigurazione simbolica del Buddha) con rifiniture in oro, argento e pietre preziose, custodiva un frammento di teschio attribuito dagli studiosi al principe Siddharta Gautama in persona.

Croci. Tradizionalmente associato all'oltretomba, nell'antichità il legno di cipresso veniva utilizzato per costruire oggetti in connessione col concetto di aldilà. Gli Egizi lo usavano per farci le bare, gli antichi Greci conservavano in urne di cipresso le ceneri dei soldati caduti in battaglia e si pensa che la croce su cui morì il Cristo fosse fatta di legno di cipresso. 

Semi/2. I semi di dattero ritrovati nel 2005 nel sito archeologico di Masada (nell'attuale Israele) e risalenti al 73 d. C., quando, dopo un assedio di tre anni, gli ebrei zeloti della città rifiutarono di arrendersi alle truppe romane preferendo il suicidio di massa. Una volta piantato, uno dei semi di Masada ha dato vita a una nuova pianta: si tratta del più antico seme di pianta germinato fino a oggi, e ha dato a scienziati e ricercatori la possibilità di studiare per così dire dal vivo i collegamenti genetici tra le palme da dattero antiche e moderne.

Testicoli. Il nome avocado, da ãhuacatl, che in lingua nahuatl significa testicolo, un po' per la forma del frutto - gli avocado in genere crescono a coppie - e un po' perché i Nahuatl erano convinti che il consumo di questi frutti aumentasse la capacità generativa. Ricco di tannino, il succo dell'avocado, biancastro e lattiginoso, una volta esposto all'aria scurisce in fretta e durante la conquista delle Americhe rappresentò per i conquistadores una valida alternativa all'inchiostro tradizionale: negli archivi della città di Popayàn, in Colombia, si conservano ancora diversi documenti scritti col caratteristico inchiostro di avocado bruno rossiccio.

Guardiani. Con l'alloro, sacro ad Apollo e associato alla gloria e all'onore, nell'antica Grecia s'intrecciavano corone per i guerrieri che tornavano vittoriosi dal campo di battaglia, come per chi usciva vincitore da competizioni sportive o poetiche (dall'altro nome comune di quest'albero, lauro, deriva l'espressione poeta laureato). Anche i Romani incoronavano i propri eroi con l'alloro, “e decoravano gli edifici con bassorilievi di questa pianta perché li proteggesse dai malefici, dalle malattie e dal fulmine”.

Baccellieri. Nel Medioevo, il baccelliere è chi, “conseguito l'omonimo titolo accademico, viene premiato con una composizione di bacche d'alloro (baccalaureus)”. 

Diete/1. Le castagne, mescolate alla farina d'orzo e, nel 100 d. C., alla base della dieta dei legionari romani in Gran Bretagna.

Diete/2. In Spagna, le ghiande del leccio, come quelle della quercia da sughero, fanno parte della dieta dei maiali, “conferendo al prosciutto iberico il suo tipico aroma”.

Corone. Il legno di leccio, particolarmente robusto e destinato dai Romani alla fabbricazione delle botti da vino e delle ruote dei carri. I Greci lo usavano per le corone; credevano che potesse predire il futuro e portavano al collo amuleti a forma di ghianda per favorire i concepimenti.

Leccio

Ghirlande. Simbolo di fertilità e vita eterna per i druidi, l'agrifoglio era associato a Saturno presso i Romani, che a dicembre, durante i Saturnali (le celebrazioni in onore del dio dell'abbondanza, dell'agricoltura e dei raccolti) usavano appenderlo qua e là a mo' di ghirlanda. Un tempo si credeva che abbattere un agrifoglio portasse sfortuna, mentre le foglie - verde scuro e a volte striate di giallo - se appese in casa proteggevano la famiglia. Ai nostri giorni i suoi frutti rosso vivo sono diventati un simbolo del sangue di Cristo, e le foglie appuntite ricordano la corona di spine che gli cinse la fronte (in Germania, l'agrifoglio è detto anche Christdorn, spina di Cristo).

Agrifoglio

Rami. Un ramo fiorito di biancospino, inviato tutti i Natali alla regina d'Inghilterra.

L'albero più vecchio del mondo/3. Il Tortworth, un castagno che prende il nome da un piccolo paese del Gloucestershire, pare sia stato piantato nell'800 d. C. (la prima testimonianza scritta della sua esistenza risale al 1150).

Catapulte. Il gelso bianco, o albero della seta, fondamentale per diversi millenni nella cultura e nell'economia della Cina. Secondo una leggenda, a inventare il procedimento di tessitura dei fili sarebbe stata Leizu, moglie di Huangdi, l'Imperatore Giallo, nel 2696 a. C.: mentre beveva il tè sotto un gelso, un bozzolo le cadde nella tazza e lei contemplò affascinata il robusto filamento che se ne dipanava, intuendone le straordinarie potenzialità e più tardi scoprendo il modo di unire le fibre in un unico filato e, si narra, inventando il telaio. In realtà a Jiahu, nei pressi del Fiume Giallo, gli archeologi hanno rinvenuto filamenti di seta in tombe risalenti a ben 8500 anni prima. Comunque il gelso bianco “ha una caratteristica davvero singolare: quando arriva il momento del rilascio del polline, gli stami che lo producono si trasformano in catapulte, esplodendo e lanciandolo via a una velocità di 560 chilometri orari, circa metà della velocità del suono”. 

Cerotti. In caso di vesciche, le foglie dell'ebano di Ceylon possono essere usate a mo' di cerotto.

Purple panic. La città di Pretoria, in Sudafrica, soprannominata Jacaranda City perché conta un milione di alberi di jacaranda, che fioriscono da settembre a novembre coincidendo col periodo degli esami universitari e inondando le strade di fiori tubolari blu elettrico. Anche nel Queensland, in Australia, la jacaranda (o albero degli esami) fiorisce in concomitanza con la fine dell'anno universitario: l'espressione Purple panic indica appunto l'ansia degli studenti prima delle prove.

Ciliegi/1. “Il più bello degli alberi, il ciliegio / ora cosparso di fiori lungo i rami” (A. E. Housman, Un ragazzo dello Shropshire e altre poesie).

Ciliegi/2. Ne Il giardino dei ciliegi di Čechov, il sipario cala sul suono secco dei colpi d'ascia che abbattono il frutteto, “rappresentando l'ottusità della vecchia aristocrazia e della nuova borghesia russe”.

Ciliegi/3. Le foglie del ciliegio, provviste alla base di due ghiandole produttrici di nettare che contengono “una sostanza dolce che attira le formiche”. In cambio, una volta sazie le formiche scacciano gli altri insetti.

Caffè. L'elevato livello di caffeina dell'albero del caffè o Coffea arabica, considerato in grado di respingere gli insetti nocivi: “Ma uno studio recente ipotizza che gli impollinatori, visitando i bianchi fiori profumati, possano come noi diventare dipendenti dalla caffeina. La caffeina sarà forse una caratteristica evolutiva dell'albero, che incoraggia i visitatori benefici a tornare?”.

Aperitivi. In Francia, le foglie giovani del faggio vengono messe a macerare nel gin per preparare il liquore di faggio, “delizioso aperitivo verde lime dall'aroma di noce”.

Pub. Il ciavardello (Sorbus torminalis), comunemente indicato nel Regno Unito come cheequers tree o albero dama. Il torminalis del nome latino significa invece utile contro le coliche e si riferisce ai frutti rossastri, per tradizione appesi a seccare sopra il focolare e “usati regolarmente per preparare o aromatizzare una bevanda alcolica. Ecco perché in Inghilterra e nel Galles molti pub si chiamano The Cheequers. Ancora oggi la tipica scacchiera bianca e nera si trova appesa davanti ai pub e alle osterie, sebbene in molti casi l'origine e il significato del nome siano andati perduti”.

Fiaschette. La polpa dolce del frutto di cacao, in origine consumata come bevanda alcolica: in un fiaschetto ritrovato tra altri cocci a Puerto Escondido, in Honduras, e risalente al 1100 a. C., c'erano tracce di cacao.

Chocolatl. I geroglifici maya, dettagliati nell'illustrare la preparazione del chocolatl o xocolatyl, bevanda amara e speziata considerata tonificante: la si otteneva aggiungendo alla polpa fermentata del frutto semi di cacao ridotti in polvere, peperoncini, farina di mais e a volte un po' di miele (“Documentazioni maya attestano che una brava moglie doveva saper preparare la bevanda con la giusta dose di schiuma”). Bene di lusso, per i Maya il cacao era così prezioso da figurare nella dote delle spose. 

Mantelli. Presso gli Aztechi, con un centinaio di semi di cacao ti potevi comprare un mantello nuovo.

Bocche. Ek Chuah, il dio del cacao, per i Maya ha la bocca rosso-marrone.

Trasformazioni. Nel 1828, la pressa per il cacao inventata dall'olandese Casparus van Houten e in grado di separare il burro o il grasso dai semi tostati per ottenere il cacao in polvere, che andava poi mescolato con burro e zucchero fino a formare un impasto solido. La prima tavoletta di cioccolato venne alla luce nel 1847 nella fabbrica Fry, in Inghilterra; nel 1876 lo svizzero Daniel Peter le aggiunse del latte in polvere, creando così il cioccolato al latte.

Scorzette. La buccia del cedro, apprezzata per il suo olio profumato ma non solo: “Una volta bollita, perde il gusto amarognolo ed è pronta ad assorbire lo zucchero e a formare le scorzette candite che troviamo nel panettone o nella pastiera”.

Marmellate. Il frutto dell'albicocco giapponese, utilizzato nella cucina cinese in forma di marmellata densa e dolce oppure, una volta affumicato, bollito e inzuccherato, come bibita estiva ghiacciata. In Giappone invece i frutti vengono tenuti in salamoia, per esaltarne le note asprigne o anche per preparare un vino dolce simile al cherry brandy; detto mume o ume, da lui derivano le famose umeboshi (albicocche secche sotto sale, spesso erroneamente indicate come prugne).

Sottaceti. Il mango, albero nazionale del Bangladesh, coltivato in India da più di duemila anni e importato nel '400 in Africa e Sud America dai mercanti di spezie portoghesi. Fin troppo dolce quand'è maturo, il frutto del mango non tollera gli spostamenti e dovrebbe esser mangiato in fretta per non riuscire indigesto: per questo motivo le prime importazioni in America arrivarono in veste di sottaceti, e già nel '700 la popolarità del mango sottaceto era tale che la parola mango divenne sinonimo di sottaceto (sebbene curiosamente anche altri frutti, come i peperoni, venissero spesso scambiati per manghi). 

Droghieri. Originario della valle del Gange, il baniano prende il nome dalla parola banya (“droghiere” o “mercante”). Noto come Kalpavriksha, l'Albero della Vita, nell'induismo rappresenta la Trimurti, ovvero le tre divinità della creazione cosmica, della preservazione e della distruzione (Vishnu la corteccia, Brahma le radici e Shiva i rami). Secondo la tradizione, il Buddha avrebbe raggiunto l'Illuminazione dopo quattro settimane d'ininterrotta meditazione sotto l'albero della Bodhi (un Ficus religiosa), ma la quinta settimana lo accolse l'ombra del baniano di un pastore. Non a caso il terreno sotto la chioma di un baniano è spesso un luogo di preghiera “e statue e templi sono a volte completamente coperti dall'albero”. Anni fa gli studenti della Utkal University del distretto di Korda (India orientale) “trovarono sotto un baniano una rara statua del Budda, risalente a 1400 anni fa e protetta da un serpente a sette teste”. 

Smalti. La cocciniglia della lacca, un insetto che si nutre della linfa dell'albero del baniano, per proteggere sé stesso e le sue uova secerne una resina che, raccolta e trasformata in gommalacca, è utilizzata come rivestimento per candele e nella produzione di smalto per le unghie e di prodotti farmaceutici.

Candele. Le noci del noce delle Molucche, estremamente velenose (almeno da crude) e tuttavia utili, in passato, per far luce: essiccate e infilate su un cordino o un bastoncino, impiegano infatti circa un quarto d'ora per bruciare completamente a mo' di candela (per questo venivano usate anche per misurare il tempo).

Strangolatori. I minuscoli semi del baniano, dispersi dal vento e dagli uccelli: “Quelli che cadono nel terreno e germogliano hanno poche probabilità di sopravvivere, mentre quelli che finiscono in qualche fenditura o sui rami e i tronchi di altri alberi, o persino su edifici costruiti dall'uomo, dirigono le radici verso il terreno. Le radici crescono e il giovane baniano avvolge lentamente la pianta che lo ospita, fino a ucciderla. Nel corso del tempo queste radici aeree formano diversi tronchi ispessiti che sostengono ampie e fitte chiome. Un singolo albero può crescere al punto da formare una piccola foresta”, strategia che è valsa il soprannome di fico strangolatore alle specie di Ficus che l'hanno adottata. Anche il Banyan Vines, sistema operativo di rete, prende il nome dal sontuoso sistema di radici del baniano. 

Crinoline. Le radici dell'albero della Bodhi, quasi del tutto al di sopra del livello del suolo a formare una sorta di crinolina alla base dell'albero. Chiamato Ficus religiosa e noto anche come pipal, “è forse il più religiosamente sacro di tutti gli alberi”: le foglie, a forma di cuore, hanno un apice a mo' di codina di topo e un lungo picciolo sottile che le fa oscillare di continuo (caratteristica condivisa da pioppi e pioppi tremuli). È sacro per gli induisti e i buddisti: i primi vedono nel magico tremolio delle foglie un segno del passaggio dei deva, le divinità (benché a agitarle lievemente siano invece le correnti d'aria calda) ed è noto che il Buddha raggiunse l'illuminazione (bodhi) meditando sotto quest'albero, nello stesso punto dove oggi sorge il Tempio di Bodhi Gaya (stato indiano del Bihar). Un ramo dell'albero della Bodhi originale - poi distrutto e sostituito più volte - fu piantato nel 288 a. C. ad Anuradhapura, nello Sri Lanka: noto come Jaya Sri Maha Bodhi, è la più antica pianta a fiore del mondo.

L’albero della Bodhi

Spine. Considerato sacro e simbolo del legame tra cielo, terra e mondo sotterraneo da Maya, Aztechi e altre civiltà precolombiane, il kapok (“un albero gigantesco che sosteneva il mondo, con le radici che affondavano nell'oltretomba”) è uno dei più grandi alberi da fiore del mondo, oltrepassando non di rado i 50 metri d'altezza. Caratteristiche del kapok sono le spine coniche che sporgono dai rami giovani e dal tronco: presenza fissa nell'arte maya, decorano vasellame e urne funerarie (sebbene il kapok sia noto soprattutto per le fibre simili al cotone che si ricavano dai suoi frutti). In Sierra Leone, quest'albero è un simbolo di libertà “da quando, alla fine dell'Ottocento, un manipolo di schiavi emancipati sbarcati su quelle terre trovarono riparo sotto un kapok”.

Il Castello del Diavolo. L'immenso kapok, noto come il Castello del Diavolo, che secondo il folclore di Trinidad e Tobago custodirebbe Bazil, il demone della morte: Bazil ci abita da quando un astuto carpentiere, intagliate nel tronco sette stanze, indusse il demone a entrarvi con l'inganno.

Piante infernali. L'ailanto, in lingua ambonese (dall'isola di Ambon, in Indonesia) “l'albero così alto da toccare il cielo”. Detto anche albero del paradiso, “s'impadronisce del territorio spargendo semi, germogliando a dismisura e instaurando una guerra chimica con le altre piante (allelopatia). Le tossine della corteccia e delle foglie cadute inibiscono la crescita di altre piante e sradicarlo è un'impresa: le ceppaie degli alberi caduti producono ben presto una nuova crescita, capace di ripartire anche dai frammenti di radici che rimangono nel suolo”. Piantato, “forse avventatamente”, nei parchi e lungo i viali delle nostre città, il suo nome cinese è chouchun, albero del paradiso puzzolente, ma l'ailanto è detto anche palma del ghetto, albero fetido e pianta infernale.

L’ailanto

Calzini. Burro d'arachidi rancido, calzini putridi e pipì di gatto, alcune descrizioni del profumo emanato dai fiori maschili dell'ailanto.

Tenacia. “Cresce sui terreni incolti, coperti di palizzate e su mucchi sporchi di detriti. Cresce fuori dalle sbarre delle cantine ed è l'unico albero che riesce a germogliare sul cemento” (Betty Smith a proposito dell'ailanto, in Un albero cresce a Brooklyn). 

Terra! Sembra che il sassofrasso abbia svolto un ruolo nella scoperta del Nuovo Mondo: “Cristoforo Colombo percepì il suo profumo agrumato sopra l'odore salmastro dell'oceano, e lo seguì finché trovò terra”.

All that I can see. “I wonder how I wonder why Yesterday you told me 'bout the blue blue sky And all that I can see is just a yellow lemon tree...” (Fools Garden, Lemon Tree).

Notizie tratte da La storia degli alberi e di come hanno cambiato il nostro modo di vivere di Kevin Hobbs e David West.

 

La storia degli alberi 
e di come hanno cambiato il nostro modo di vivere

di Kevin Hobbs & David West
L’ippocampo (2020)

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Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

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