La Sublime Costruzione (ovvero ciò che siamo)

Referenze

La Sublime Costruzione (ovvero ciò che siamo)

| Giuseppe Di Matteo

Ci sono romanzi che rifiutano di farsi etichettare. Proprio qui sta la loro bellezza e, probabilmente, la loro forza. Resistere al tempo, rifuggire dalle mode e dalle tendenze letterarie - le peggiori sirene del consumo - è ciò che rende chi si cimenta con le parole uno scrittore autentico. Gianluca Di Dio lo è, pochi dubbi al riguardo, anzi nessuno. Per farsene un’idea basta leggere La Sublime Costruzione, edito da Voland (209 pag., 16 euro). Un romanzo-mondo, se proprio gli si vuole affibbiare una definizione frettolosa, dai molteplici echi letterari. Prima di cominciare, però, è bene affidarsi agli insegnamenti di un grande come Giorgio Manganelli, che ne La letteratura come menzogna (di cui esiste una sontuosa pubblicazione curata da Adelphi) esalta il perpetuo e inossidabile talismano della finzione. La letteratura è tale, scrive, quando «è irreale» e «ci offre finte e inconsumabili epifanie illusionistiche».

Una lezione che a Di Dio non è sfuggita. «A chi vorrà leggerla dico questo: non credete a questa storia, è simbolica, farneticante, totalmente esagerata». L’anticamera del romanzo è servita. Poi comincia il racconto vero e proprio, ambientato in un futuro (apparentemente?) lontano e che veleggia lentamente sullo sfondo di una città devastata dalla guerra. Proprio lì inizia il viaggio di Andrej Nikto verso un luogo misterioso (e una salvezza da conquistare), di cui si conoscono a malapena i contorni. Non si sa esattamente cosa ci sia al di là dell’immaginario deserto di matrice buzzatiana disegnato dall’autore; l’unico indizio è stampato su un volantino appena abbozzato, dove si accenna frettolosamente a una specie di Sublime Costruzione, chiara metafora dell’immaginario biblico, che promette, attraverso il passe-partout di alcune parole magiche come lavoro e benessere, il paradiso in terra.

Gianluca Di Dio

La storia corre sul filo, lunghissimo, di questo viaggio, che trasforma il protagonista in un moderno Ulisse alla ricerca della sua Itaca (o della Conoscenza). Non è un caso che diversi capitoli del romanzo siano impregnati di citazioni (e di esperienze) che ci riportano all’Odissea e alle sue incredibili creature (e avventure). E però c’è anche molto altro. Per esempio, il genio visionario di Jules Verne, che il futuro sapeva immaginarselo come pochi. E che rivive nell'immagine imponente della corriera disegnata per accompagnare il protagonista a destinazione: una sorta di moderno Nautilus che galoppa non sott’acqua ma in superficie, e custodisce oltre le sue branchie segreti, zombie dalla pelle umana, perfino esperienze ai limiti dell’allucinazione. E in effetti la lunga traversata di Andrej ricorda in parte la celebre avventura sottomarina immortalata da Verne in Ventimila leghe sotto i mari, dove si affrontano forze misteriose, talvolta anche all’interno di ciascun personaggio. Lo stesso succede ai personaggi enigmatici creati dall’autore, i quali, proprio come accade ai compagni di sventura di Odisseo, sono costretti ad affrontare peripezie di ogni tipo, spesso si dimenticano di se stessi e vivono in una specie di coma che ha le sembianze di un inutile fare e di approdi-trabocchetto.

Per la verità, alcune delle atmosfere presenti nel romanzo, che rimandano a scenari apocalittici, raccolgono l’eredità di capolavori del genere distopico, La strada di Cormac McCarthy su tutti. Eppure, c’è sempre qualcosa che offre la speranza di una lenta, sebbene faticosa, riconquista di sé. Perché in fondo, e lo si può dire senza essere accusati di “spoilerare”, cos’è la Sublime Costruzione se non la voglia disperata di restare umani? Proprio per questo sembra il caso di avviarsi alla conclusione con il celebre Canto di Ulisse: «Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza».

Non resta che un’ultima considerazione, ed è un applauso, meritatissimo, alla scrittura di Di Dio. Potentissima, degna di un artigiano. Ma anche figlia perfetta di ciò che, spiega sempre Manganelli, è la letteratura: «Un artificio che racchiude, ad infinitum, altri artifici». E poi le parole, splendide danzatrici di una «provocazione fantastica». È proprio così.

La Sublime Costruzione

di Gianluca Di Dio
Voland - 2021

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