La regina e l'imperatrice

Referenze

La regina e l'imperatrice

| Paola Rocco

Addii. “Non siete comoda”. “Per morire, anche troppo” (Giuseppe II e Maria Teresa d'Austria, 29 novembre 1780).

Subentri. “Poiché la vacatio di potere - che esiste fra la morte di un sovrano e il Sacro del suo successore - comporta gravi pericoli per la monarchia e per il paese, il diritto ha sancito l'immediato trasferimento della sovranità nella persona del legittimo erede. Come si dice in modo suggestivo, le mort saisit le vif, il morto si impadronisce del vivo. Il potere dello scomparso si trasmette al successore, senza che questi debba fare nulla. In un certo senso i re non 'possono' morire, o meglio muore la persona fisica, mentre il concetto di regalità sopravvive”. 

Maria Teresa d'Austria

Maria Teresa d'Austria

Polli. Il poulailler, il pollaio imperiale da cui venivano estratte le arciduchesse destinate a convolare a nozze con questa o quella testa coronata per rinsaldare alleanze e strategie.

Pellicani. Il pellicano, l'apparecchio messo a punto dal dentista Pierre Laveran per raddrizzare i denti “un po' storti e accavallati” della futura delfina Maria Antonietta, che dovrà metterlo tutte le notti. Problematici anche i capelli, raccolti fin dall'infanzia con una fascia sulla fronte che ha finito col diradarli e spezzarli all'attaccatura.

Rimesse. La cerimonia della remise, ovvero la consegna della futura sposa dell'erede al trono di Francia al Paese di cui un giorno diverrà sovrana. Svoltasi all'Ile aux Epis, una sperduta isoletta sul Reno (tra Francia e Germania), in un padiglione costruito apposta, prevede che Maria Antonietta entri nelle stanze di destra come arciduchessa della casa d'Asburgo e Lorena ed esca da quelle di sinistra in qualità di delfina (nel mezzo, un tavolo coperto di stoffa rossa a simboleggiare il confine).

Presagi. Prima della cerimonia, alcuni studenti tedeschi fanno un giro nel padiglione rivestito di splendidi arazzi, ma uno di loro nota un dettaglio curioso e “ne rimane inorridito: su un prezioso gobelin è intessuta la storia di Giasone, Creusa e Medea”, ovviamente compresa la terribile scena in cui lei uccide i figli per vendetta. “Ma come? È forse opportuno mettere sotto gli occhi di una giovane regina, al suo primo arrivo, l'esempio delle più orribili nozze che siano state celebrate? Possibile che... non ci fosse nessuno in grado di comprendere che le immagini rappresentano qualche cosa, hanno influenza sui sensi e i sentimenti, suscitano impressioni e presagi?”. “Il sensibile, immaginifico giovane” è Wolfgang Goethe. 

Battesimi. “Mi ha dato piaceri di cui ignoravo l'esistenza”. “Si vede che Vostra Maestà non è mai stata in un bordello” (Luigi XV e il maresciallo Louis- François-Armand de Richelieu a proposito della du Barry). Sposato con Maria Leszczyńska, che gli darà dieci figli, “il più bel gentiluomo del regno” avrebbe a un certo punto scoperto i piaceri dell'adulterio, innamorandosi, tra le altre, di quella che sarebbe diventata una delle favorite più celebri della storia, Madame de Pompadour (d'estrazione borghese, un trauma per la corte) e, dopo la scomparsa di questa (aprile 1764), della du Barry (Jeanne Bécu), detta l'Ange. Tra le abitudini dell'Ange che avrebbero sedotto un maturo Luigi XV, immalinconito dalla perdita dell'amante, il baptême d'ambre, l'abitudine di cospargersi il pube di profumo. 

La du Barry

La du Barry

Travagli/1. “Sempre a letto, sempre incinta, sempre a partorire!” (Luigi XV a proposito della moglie Maria Leszczyńska). 

Travagli/2. Utilizzare al meglio il tempo a disposizione, una costante dell'esistenza di Maria Teresa d'Austria: costretta a letto per uno dei suoi molti parti, riceve i consiglieri che le illustrano un problema, o convoca il dentista per farsi cavare un dente.

Istruzioni. “Sono nate per obbedire e con il tempo dovranno abituarsi... La minima paura di qualsiasi cosa non deve essere consentita, che sia del fulmine, del fuoco, dei fantasmi, delle streghe o di altre sciocchezze... Non è neppure permessa la minima avversione verso qualsiasi cosa e ancor meno verso una persona” (dalle Istruzioni di Maria Teresa alla contessa di Lerchenfeld, governante di Maria Giovanna e Maria Giuseppa). 

Una giovanissima Maria Antonietta

Una giovanissima Maria Antonietta

Creature. Detestata dalla giovane Maria Antonietta, fresca sposa del nipote di Luigi XV e delfina di Francia, che si rifiuta di rivolgerle la parola (e in privato la chiama con disgusto “la creatura”), la du Barry sarà infine apostrofata dalla nuova arrivata con poche parole distratte (“C'è molta gente, oggi, a Versailles”), che chiuderanno - per il momento - una controversia a rischio di trasformarsi in un affare di Stato.

Bambole. “Sospiri soffocati”, “coscia di ninfa emozionata”, “ventre di carmelitana”, alcune delle nuances inventate da Marie-Jeanne Bertin - detta Rose - per gli outfit di Maria Antonietta. Nella sua boutique Le Grand Mogol, in fauburg Saint-Honoré, “l'astuta commerciante piccarda” (cui sembra una zingara avesse predetto: “Bambina mia, farete fortuna! Porteranno il vostro mantello a corte!”) oltre agli abiti sfoggiati dalle dame di Versailles e dalla stessa sovrana realizza “guanti, cappellini, ventagli, piume, fazzolettini, scarpine, berretti, fiori finti e altre sciocchezze a prezzi folli”. Antesignana dell'alta moda degli stilisti, lancia a ogni stagione una collezione e, per pubblicizzarla, spedisce alle clienti delle bambole (les Poupées de Mode) abbigliate con i nuovi modelli.

Capelli/1. Cheveux de la Reine, “capelli della regina”, un biondo cenere “che andrà follemente di moda”. È il conte di Provenza a scovare l'appellativo; le sete di questo colore saranno realizzate a Lione, dov'è stato portato un ricciolo di Maria Antonietta.

Capelli/2. Oltre ai vestiti, la Bertin “si lancia nelle pettinature”, entrando in affari con le Physionomiste, il parrucchiere Jean-Francois Autier detto Léonard (“il Figaro del rococò”): altissime, le nuove acconciature - che possono arrivare anche a due metri, per cui le dame non riescono ad accomodarsi sui sedili delle carrozze e devono accovacciarsi sul pavimento - vengono realizzate con l'ausilio di cuscini e sacchetti gonfi (o poufs, “chiamati aux sentiments, perché riflettono i sentimenti e gli affetti di chi li inalbera”). 

Vaccini. “In testa ci si mette di tutto: frutta, fiori, animali, giardini, foreste, montagne, allegorie, fatti del giorno”. Quando Luigi XVI e Maria Antonietta si sottopongono al vaccino, viene creato il pouf à l'inoculation (un olivo stretto da un serpente nelle sue spire “cui si oppone un sole che sorge, simbolo della scienza in lotta contro il male”). 

Mulini. Un mulino con i suoi mugnai, un abate a spasso e un cacciatore di anatre, il paesaggio realizzato per l'acconciatura di Madame de Lauzun. C'è poi il Trionfo della libertà, messo a punto in occasione della rivolta delle colonie americane contro l'Inghilterra, con un veliero (la Belle Poule) e il mare in tempesta; e la pettinatura à l'Iphigénie, ispirata all'opera di Gluck, con nastri neri e la mezzaluna di Diana. 

Attrici. Irritata, Maria Teresa manda indietro un ritratto della figlia “con alte piume in testa, un'immensa crinolina e un'acconciatura spropositata. Questo non è il ritratto di mia figlia, è quello di un'attrice! esclama, fingendo che le sia stato inviato per sbaglio” (“Manderò alla mia cara mamma, con il prossimo corriere, il disegno delle mie diverse pettinature”, la risposta di Maria Antonietta). 

Delfini. Louis Joseph Xavier François, nato il 22 ottobre 1781, delfino di Francia e secondogenito di Luigi XVI e Maria Antonietta (che prima di lui ha dato alla luce la piccola Maria Teresa, Madame Royale, soprannominata dalla madre Mousseline la Sérieuse). Accolto da “una gioia sfrenata”, l'erede al trono (giunto dopo i molti anni di nozze non consumate tra la regina e Luigi, oggetto della curiosità di tutte le corti d'Europa) viene battezzato dal cardinal Rohan e omaggiato dal popolo. “Per nove giorni, come vuole la tradizione, a Versailles arrivano i rappresentanti delle Arti e dei Mestieri, di tutte le corporazioni. Ciascuna ha un dono per festeggiare la nascita del futuro re di Francia. I fabbri, ad esempio, hanno portato un lucchetto assai difficile da aprire: Luigi XVI, appassionato di serrature, riesce nell'impresa e dal lucchetto ormai forzato viene fuori un delfino in acciaio”. Nell'85 nascerà Luigi Carlo duca di Normandia (che diverrà lo sfortunato Luigi XVII, il piccolo prigioniero del Tempio) e l'anno dopo Sofia Elena Beatrice.

Maria Antonietta e i figli

Piaceri. “Tutto avrebbe ancora potuto salvarsi, ma ella, appena divenuta madre, ritorna invece ai frivoli piaceri; dopo i festeggiamenti popolari, riprendono quelli costosi e pericolosi del Trianon” (Stefan Zweig).

Ricadute. “Una sovrana si abbassa, se fa dello sfarzo eccessivo, e ancor più se giunge al punto di spendere somme così elevate, e di questi tempi poi!... Non perdete, a causa di frivolezze, il favore che avete conquistato all'inizio; il re è notoriamente parsimonioso e la colpa ricadrà su di voi” (Maria Teresa d'Austria, lettera alla figlia).

Domande. “Come potevo immaginare che le finanze fossero in uno stato così pietoso? Quando domandavo 50.000 livresme ne davano 100.000!” (Maria Antonietta). 

Tremori. “Ne tremo, perché alla lunga così non potrà durare; la rivoluzione sarà crudele, se non la preparerete” (Réflexions di Giuseppe II a Maria Antonietta, maggio 1777).

Berretti. “Esclusi dai circoli, a un livello inferiore, stanno i sans-culottes. Il nome deriva dal fatto che non indossano le culottes aderenti al ginocchio e le calze di seta, segno distintivo dei nobili dell'Ancien Régime”, ma calzoni lunghi e larghi, in genere a righe, le bretelle e la carmagnola, una giacchetta corta color sangue di bue. Calzati spesso di zoccoli, portano i capelli corti, ovviamente non incipriati, e i baffi; vogliono abolire il voi, chiamano tutti citoyen o citoyenne e stanno cominciando ad adottare il berretto frigio, rosso e con la punta in avanti, che vorrebbe ispirarsi a quello indossato dagli schiavi liberati nell'antica Roma.

Tricot. Sedute sotto al patibolo eretto in place de la Révolution (già place Luigi XV), le tricoteuses, che lavorano a maglia mentre cadono le teste (mostrate dal boia al popolo festante). A spiccarle dai corpi è una macchina di recente creazione, che dal nome di chi l'ha inventata (Joseph-Ignace Guillotin) prenderà il nome di ghigliottina: scopo dichiarato, garantire l'uguaglianza degli individui, la tanto celebrata Egalité, anche di fronte al patibolo. 

Giocattoli/1. Dopo la morte di Luigi XVI, ghigliottinato il 21 gennaio 1793, “a Parigi si diffonde una voluttà sanguinaria: le dame indossano orecchini a forma di ghigliottina e inalberano pettinature à la victime; il gioco alla moda per i ragazzi è una macchina per decapitazioni”.

Giocattoli/2. “Sembra di camminare nella scatola di giochi di un bambino morto” (i fratelli Goncourt in visita a Trianon, 1861).

Il Trianon

Il Trianon 

Dadi. “Povere principesse, noi somigliamo a dadi che si gettano e per i quali la felicità o la disgrazia dipende dal colpo che è stato giocato” (l'arciduchessa Leopoldina alla sorella Maria Luisa, che sposerà Napoleone, chiamato alla corte di Vienna Krampus, Diavolo). 

Camicie/1. “Ho ucciso un uomo per salvarne centomila”: Charlotte Corday, che il 13 luglio 1793 ha pugnalato a morte Marat, presidente dei Giacobini, nella vasca da bagno, pronuncia la celebre frase prima d'esser condotta a morte. Trasformato dall'ala più estremista della Rivoluzione in un “martire repubblicano” (tricoteuses e sans-culottesmostreranno in giro per giorni camicia insanguinata e tinozza), Marat verrà poi raffigurato da David come un Cristo appena spirato. 

Camicie/2. La Chemise à la Reine o Gaulle, morbido abito bianco a strati sovrapposti di garza, mussola, percalle o lino, privo di corsetto e dotato di ampie maniche a sbuffo (per dar risalto al punto vita, una fusciacca legata dietro, à l'enfant); in testa, un cappello di paglia con un nastro o delle piume. Lanciato da Maria Antonietta, stanca delle vesti troppo ricche e opprimenti e soprattutto del corsetto a stecche di balena (“metafora della vita di corte, che le sta stretta”), consente una maggior libertà di movimenti ed è da tempo un look apprezzato in Inghilterra. “Poiché, tuttavia, viene usata mussolina importata dall'India, controllata dagli Inglesi, e lini delle Fiandre, appartenenti all'Impero asburgico, i mercanti delle seterie francesi grideranno al complotto”.

Maria Antonietta - Camicie

Ansie. “Sono molto in ansia per mia figlia, per la sua sorte, che può essere solo del tutto grandiosa o del tutto sventurata” (Maria Teresa d'Austria).

Speranze. “È nelle disgrazie che si comprende davvero ciò che siamo. Il mio sangue scorre nelle vene di mio figlio, e io spero che un giorno si mostrerà degno nipote di Maria Teresa” (Maria Antonietta, lettera al conte Florimond-Claude de Mercy).

Dubbi. “Ho messo troppa dignità nella risposta?”. “Madame, siate voi stessa e sarete sempre perfetta” (Maria Antonietta e l'avvocato difensore, durante il processo). 

Anime/1. Le peintre David dessinant Marie-Antoinette conduite au supplice, l'olio realizzato da Joseph-Emmanuel van den Büssche: raffigura David, “concentrato e implacabile”, alla finestra, mentre la regina passa sulla carretta. Secondo Zweig, il pittore (“Uno dei più malfidi personaggi della Rivoluzione”) è “il tipo dell'eterno transfuga del potere, adulatore con i fortunati, spietato con i vinti, capace di ritrarre i vincitori sul trono e gli sconfitti sul patibolo”. Scorgendolo prima d'esser ghigliottinato, Danton gli griderà: “Anima di servo!”.

Le peintre David dessinant Marie-Antoinette conduite au supplice

Carrette. La carretta aperta dei condannati, trainata da ronzini: nel Medioevo era detta la charrette d'infamie. Mentre per Luigi XVI era stata predisposta una carrozza chiusa, sarà questa carretta a condurre Maria Antonietta (l'odiata Autrichienne) al patibolo: “La volontà di umiliarla, degradarla, è palese. Sale senza aiuto, con leggerezza, ma è obbligata a sedere di spalle ai cavalli e al conducente. Un altro modo di mortificarla. Il prete sale a sua volta, lei non gli rivolge la parola”. Salendo i gradini della ghigliottina, calpesta un piede al boia (“Monsieur, vi domando scusa, non l'ho fatto apposta”): “Simile a una Cenerentola che invece di correre verso la carrozza di cristallo va al patibolo, perde una scarpina, ultimo memento di un passato fattosi polvere”.

Espiazioni. “Mio Dio, se abbiamo delle colpe, le abbiamo espiate!” (Maria Antonietta).

Anime/2. Il generale François Augustin Reynier de Jarjayes, rientrato da Coblenza per aiutare la regina, imprigionata al Tempio con figli e cognata (Luigi XVI è stato ghigliottinato nel gennaio del '93). Sua la proposta d'organizzare la fuga della sovrana, che dovrebbe però abbandonare il resto della famiglia per pianificare, dall'approdo sicuro dell'Inghilterra, la liberazione dei suoi e la revanche della casa reale. Lei rifiuta (“Abbiamo fatto un bel sogno, ecco tutto”) e poi insiste con Jarjayes perché lasci la Francia, troppo pericolosa. Per quanto indirettamente, al generale si collega Le rose di Versailles, anime giapponese di Riyoko Ikeda diventato da noi il cartoon Lady Oscar. Ispirato alla biografia di Zweig, racconta la storia di Oscar François de Jarjayes, figlia immaginaria del personaggio storicamente esistito: allevata come un maschio e, da adulta, capitano della Guardia Reale a Versailles, la sua esistenza s'intreccia a quella di Maria Antonietta, terminando drammaticamente il giorno della presa della Bastiglia.

Lady Oscar

Momenti/1.“So che mi tacciano di debolezza e irresolutezza, ma nessuno si è mai trovato nella mia posizione. So che ho mancato il momento, era il 14 luglio: bisognava andarsene allora... Ho mancato il momento e da allora non l'ho più ritrovato. Sono stato abbandonato da tutti” (Luigi XVI al conte Axel de Fersen, febbraio 1792).

Anime/3. L'incontro col fantasma di Maria Antonietta, avvenuto il 10 agosto 1901: protagoniste, due signorine inglesi in visita a Trianon. Una delle due, Charlotte Anne Moberly, d'un tratto scorge una donna giovane e bella seduta sull'erba, che disegna; indosso, un abito leggero e un cappello bianco. La dama, dalle fattezze rarefatte, la fissa intensamente. L'altra signorina, Eleonor Jourdain, sente solo “una forte presenza”. Intorno, uomini e donne che passeggiano, palesemente appartenenti a un'altra epoca. Solo più tardi le due si convinceranno d'aver percepito il fantasma della sfortunata regina di Francia. L'esperienza è raccontata in An Adventure, o Les Fantômes de Trianon.

Momenti/2. “È troppo facile comprendere quello che si sarebbe dovuto fare in un momento nel quale si sa tutto quello che è avvenuto” (Maurice Maeterlinck, Saggezza e destino). 

Se. “Ah, se avessi potuto essere presente una volta, avrei sistemato tutto!” (l'imperatore Giuseppe II).

 

Notizie tratte da: La regina e l'imperatrice, di Alessandra Necci, Marsilio Editore, 2022.
In copertina: Kirsten Dunst in Marie Antoinette, diretto da Sophia Coppola

 

 

La regina e l’imperatrice 

di Alessandra Necci
Marsilio - 2022

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Paola Rocco

Paola Rocco

Autrice del romanzo giallo 'La carezza del ragno' e appassionata lettrice, scrive di mistery e venera Agatha Christie. Vive a Roma con il marito, la figlia e una gatta freddolosa detta Miss Poirot.

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